domenica 20 dicembre 2015
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Gentile direttore, la notizia della settimana è di quelle per cui un giornale come il suo può andare fiero. All’inizio eravate solo voi a sollevare il terribile problema dell’utero in affitto, ma avete saputo lavorare, evangelicamente, semplici come colombe ed astuti come serpenti (Mt. 10,16). Siete riusciti, infatti, a coinvolgere sempre più altre aree di pensiero, diverse e anche “lontane”, senza autoincensarvi e con seria umiltà. Soprattutto per questo un grande grazie ad “Avvenire”. E complimenti a Lucia Bellaspiga per l’editoriale «Scelta di civiltà». Saluti cordiali. Adriana Bianchetti Caro direttore, sono un po’ influenzato, ma d’impulso ho dovuto scriverle una lettera piena di esultanza. Sì, caro direttore: esultanza. È quello che ho provato alla notizia che l’Europa finalmente boccia la maternità surrogata e leggendo lo splendido editoriale di Lucia Bellaspiga “Scelta di civiltà”. Di questo si tratta. E per noi credenti c’è un appagamento ulteriore che ci deriva dal Magnificat… Oggi, questa fetta di umanità che si chiama Europa ha avuto un sussulto che la fa uscire, di fronte al mondo, dal suo obnubilante benessere che spesso porta a distorcere i valori veri e a propugnare improbabili diritti umani. L’impegno, di lotta civile e di militanza, di cui “Avvenire” è stato davvero faro e catalizzatore in Italia in questo ultimo anno e mezzo, con la notevole capacità di “stanare” tutte le forze sane e genuine presenti nei mondi sociali e culturali più disparati, riceve oggi a mio parere un premio meritatissimo. Avanti così, direttore, con “Avvenire”! Antonio Incani Gentile direttore, penso che l’esultanza per la bocciatura dell’utero in affitto da parte del Parlamento europeo debba essere attenuata, se non annullata, dalla contemporanea affermazione del “diritto” alle nozze gay. Infatti, a motivo di tale diritto sarà impossibile stoppare, al di là delle solenni dichiarazioni, anche la successiva legittimazione della maternità surrogata. C’è sempre qualche Corte (costituzionale o di giustizia) pronta a mostrare la contraddizione... Cordiali saluti e buone feste. Marco Ceccarelli In verità, cari amici, potrei dire anch’io che mi sento “fiero” ogni volta che diventa chiaro come noi tutti – chi fa, chi sostiene e chi legge questo giornale – abbiamo una parte non irrilevante nello sforzo per avanzare sulla strada della consapevolezza di ciò che vale davvero e, dunque, nella realizzazione della nostra umanità. Ma forse sarebbe giusto dire che ne sono semplicemente contento. E davvero felice mi sono sentito all’annuncio del voto con cui il Parlamento europeo ha finalmente detto con vasto e trasversale consenso un “no” solenne e senza tentennamenti all’affitto dei grembi di madri, a commerci che riducono le donne a “fattrici” di figli, a loro volta ridotti a “prodotti”, per conto terzi. La lunga e, soprattutto all’inizio, qui in Italia molto solitaria e molto insultata campagna di informazione sugli «uteri in affitto» che abbiamo condotto negli ultimi 28 mesi, ha acceso luci, fatto risaltare ombre, svelato drammi, messo in circolazione idee e ha contribuito a spingere – per reazione, per passione, per dubbio… – tante persone di diversa opinione e di differente storia a “vedere” l’ingiustizia e la sopraffazione insite in questa pratica. Altre campagne, animate da civile determinazione, sono partite per reclamare lo stop alla “maternità surrogata”. E il dibattito per troppo tempo soffocato si è finalmente acceso. Abbiamo fatto e facciamo anche questa battaglia senz’armi perché siamo uomini e donne che amano la giustizia, perché siamo portatori sani di un umanesimo altrettanto sano, che germina dalla nostra fede cristiana, si nutre di rispetto per la verità e per le persone e cerca ogni libera e feconda forma di dialogo. Sappiamo che il cammino sarà ancora lungo e duro, che le questioni aperte sono delicatissime e che il rischio di fare passi legislativi avventati è serio. Ma vale la pena di continuare a impegnarsi. «Per», mai «contro». Con tutta la chiarezza, la convinzione, la pazienza e la libertà necessarie. Marco Tarquinio
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