martedì 3 giugno 2025
I futuri candidati non sovranisti devono prendere nota che spesso avranno da misurarsi con un ostacolo in più (e non da poco): i nemici di un’Europa non asservita
Karol Nawrocki esulta per la vittoria

Karol Nawrocki esulta per la vittoria - ANSA

COMMENTA E CONDIVIDI

Il risultato del ballottaggio presidenziale in Polonia può essere letto come la prima grande vittoria in Europa per le forze vicine a Donald Trump da quando quest’ultimo è tornato alla Casa Bianca. Karol Nawrocki incarna un nazionalismo affine a quello “Maga”, contrapposto al liberalismo pro-europeo del suo rivale Rafał Trzaskowski, battuto con uno scarto minimo in un voto che ha portato alle urne ben il 71% degli elettori. L’appoggio, esplicitamente teorizzato dalla Casa Bianca, alle forze sovraniste non ha finora cambiato radicalmente lo scenario del Vecchio Continente. Anche prima della riunione organizzata a Jasionka, lo scorso martedì, della Conservative Political Action Conference, una delle principali organizzazioni conservatrici statunitensi, i sondaggi davano un testa a testa fra i due candidati. Semmai è da rimarcare l’ingerenza diretta della Segretaria alla Sicurezza Interna Usa, Kristi Noem, che nell’occasione ha definito Nawrocki un leader necessario per il suo Paese e il suo avversario, sindaco di Varsavia, un “disastro totale”, del tutto inadeguato al ruolo.

Una spinta simile non era stata sufficiente due settimane fa in Romania, dove in un altro ballottaggio chiave l’ha spuntata, a sorpresa, l’esponente europeista Nicușor Dan. E, giova ricordarlo, il “caso Bucarest” era stato uno di quelli su cui aveva battuto ripetutamente lo stesso vicepresidente JD Vance, nella sua battaglia per la libertà ritenuta conculcata nelle nazioni Ue. In ogni caso, in ogni tornata elettorale sembra ora comparire l’ombra di parti terze interessate a boicottare il progetto europeo: siano di matrice americana o di matrice russa, spesso vi è una convergenza pur non pianificata di obiettivi strategici.

Il neo-presidente polacco è uno storico di formazione accademica che si descrive come “esponente civico”, rappresentante del “campo patriottico”, pur essendo molto vicino al partito conservatore Diritto e Giustizia (Pis), ora all’opposizione in Parlamento dopo avere a lungo governato. Nawrocki è contrario a un’Unione europea federale (come la premier italiana Giorgia Meloni) e fautore della conservazione dell’identità nazionale. Sul fronte interno, rappresenta un difensore dei valori tradizionali e cristiani, opponendosi all’aborto, alle unioni civili per coppie dello stesso sesso e all’”ideologia gender”. Propone politiche fiscali favorevoli alle famiglie ed è avverso sia alle migrazioni sia al Green Deal per l’ambiente.

Si mostra invece più vicino all’attuale esecutivo guidato da Donald Tusk in ambito internazionale, con il sostegno militare all’Ucraina (anche se non vuole l’ingresso di Kiev nella Nato) e l’ostilità verso la Russia (che contro di lui ha emesso un mandato di arresto per la rimozione di monumenti dell’Armata Rossa). La coabitazione con la coalizione liberale non sarà facile e si prevede uno stallo dalle conseguenze rilevanti anche per gli equilibri continentali. A Varsavia, il Capo dello Stato può porre il veto sulle leggi ordinarie e rinviarle alla Corte costituzionale, che è ancora simpatizzante per il PiS. Nawrocki, figura controversa per una serie di accuse legate alle sue frequentazioni emerse in campagna elettorale, potrà esercitare un potere di blocco contro l’agenda riformista pro-Ue del primo ministro.

Non si può perciò escludere un governo “a singhiozzo” e il rischio di elezioni anticipate. Fondi europei per la ripresa sono ancora vincolati alle riforme della giustizia, che il nuovo presidente ha già annunciato di essere pronto a bocciare. La Polonia potrebbe così tornare a essere deficitaria in materia di Stato di diritto, accanto all’Ungheria, mettendo a rischio sia i finanziamenti comunitari sia la sua influenza politica, che è attualmente in forte crescita con la formula di Weimar, che triangola Varsavia, Parigi e Berlino (a quest’ultima Nawrocki vorrebbe ancora chiedere risarcimenti per i crimini della Seconda guerra mondiale).

Alla luce dell’esito polacco, emerge la necessità di fare i conti con realtà sociali e politiche complesse, in cui le oscillazioni sono all’ordine del giorno, anche se i risultati dei sondaggi di opinione come Eurobarometro dicono che la popolazione europea nel suo complesso ha molta più fiducia nella Ue di quanto appaia guardando la mappa del potere nei singoli Stati. Tali convinzioni consolidate sono tuttavia messe alla prova nell’occasione del voto, quando si scatena la potenza dei social media, e la propaganda emotiva e “in negativo” degli aspiranti leader ha più presa sui cittadini chiamati a scegliere rispetto a programmi realistici e toni pacati.

Le prime analisi dei flussi elettorali evidenziano come la Polonia risulti divisa in quattro aree: città liberali, zone rurali conservatrici, contee orientali più vicine all’estrema destra e un voto giovanile ecologista e progressista (ma la maggioranza dei venti-trentenni domenica avrebbe scelto il vincitore). Il margine risicatissimo conferma la frammentazione e come piccoli spostamenti tra partiti minori o gruppi demografici possano decidere il risultato nazionale aggregato in una direzione o nell’altra.

L’Europa non è nel suo animo profondo più sovranista di due giorni fa, come non lo sarebbe stata di meno con la vittoria di Trzaskowski, spostando qualche manciata di consensi. Quello che però vedremo sarà l’effetto amplificato di questi minimi cambiamenti nelle urne. L’Ucraina non perderà aiuti, la Ue troverà altri ostacoli al suo funzionamento concorde ed efficiente. Soprattutto, i futuri candidati non sovranisti devono prendere nota che spesso avranno da misurarsi con un ostacolo in più (e non da poco): i nemici di un’Europa libera e non asservita.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI