Una (doppia) questione di buona educazione
martedì 3 gennaio 2017

Gentile direttore,

i miei più cari auguri per il nuovo anno ora iniziato, a lei e a tutta la redazione di 'Avvenire'. Domenica 1 gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio, ho avuto la grazia di partecipare alla santa Messa officiata da papa Francesco nella Basilica vaticana di San Pietro. Vorrei condividere con lei alcuni pensieri. A pochi minuti dall’inizio della celebrazione una voce invita i presenti a disporsi in un clima di silenzio e raccoglimento, evitando di applaudire all’ingresso del Pontefice. Nessun applauso, in effetti; nondimeno, decine di fedeli accolgono il corteo dei concelebranti con smartphone, tablet e macchine fotografiche alla mano, in una calca tutt’altro che silenziosa. Mentre, dall’altare, si alza la voce del coro che intona l’antifona d’ingresso, l’assemblea risponde alzando le braccia alla ricerca dello scatto esclusivo. La smania di catturare un’immagine del Santo Padre fa scivolare nel dimenticatoio tutto il resto, comprese le più elementari norme dell’educazione, al punto che non pochi pensano bene di alzarsi in piedi sulle sedie. Come se non bastasse, il pietoso teatrino non si arresta con l’inizio della celebrazione, ma si rinnova ogni volta che il Papa arriva a portata di obiettivo. Nessun riguardo per la sacralità del momento e del luogo, nessun rispetto per i fedeli accomodati nelle file retrostanti. Non mi si dica che, in fondo, il desiderio dei più sarebbe quello di rendere partecipi amici e conoscenti dell’emozione del momento, o di mettere da parte un ricordo tangibile: la copertura televisiva è totale, fotografie e video di qualità ben più elevata raggiungono il web in tempo reale. La calca di smartphone, tablet e simili, le braccia alzate di decine di fedeli alla ricerca dello scatto migliore, gli sguardi fissi sugli schermi mentre sull’altare è proclamata la Parola di Dio e rinnovato il sacrificio di Nostro Signore: tutto questo mi interroga sul nostro modo di vivere la fede nei suoi momenti più alti e puri. Lo spirito superficiale e narcisistico del nostro tempo sta entrando prepotentemente anche nelle nostre celebrazioni...

Andrea

Credo, gentile amico lettore, che si ponga – e che lei sottolinei con efficacia – una questione di buona educazione, che potremmo anche considerare sotto due profili. Il primo è quello della buona educazione cristiana, cioè della consapevolezza di che cosa significhi partecipare a una santa Messa e al cospetto di Chi ci si trovi in quel momento. Il secondo profilo, su un piano più limitato e per così dire più 'terra terra', è quello della pura e semplice buona creanza, cioè del senso della misura e del senso del rispetto per gli altri (in questo caso, gli altri partecipanti alla celebrazione). È chiaro che una buona educazione cristiana scioglie il nodo alla radice. Anche in questo serve, e con urgenza, ritrovare la pazienza, la dolcezza e il coraggio educare, avendo chiaro che nulla – proprio nulla – si può dare più per scontato.

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