mercoledì 23 giugno 2021
L’idea di costituire un nucleo di Stati per dare vita a un nuovo meccanismo di ricollocazione a partire da 5mila persone vulnerabili provenienti dalla Grecia
«Una coalizione di volenterosi per accogliere rifugiati nell'Ue»

Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Pubblichiamo il testo dell’«Appello per la costituzione di una coalizione di Stati membri Ue disponibili alla ricollocazione di rifugiati in occasione del Consiglio europeo del 2425 giugno» che un nutrito gruppo di organizzazioni non governative ha inviato ad Antonio Costa, primo ministro del Portogallo, Presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, e per conoscenza, a Ylva Johansson, commissaria Ue per gli Affari Interni, e a Janez Jansa, primo ministro della Slovenia, prossima Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea

Le scriventi organizzazioni ringraziano il Portogallo per il suo impegno per la protezione dei rifugiati e il suo coinvolgimento nel meccanismo di condivisione delle responsabilità in Europa negli ultimi anni. Mentre il Nuovo Patto su Asilo e Migrazione è in fase di negoziazione, ai confini europei i diritti umani continuano ad essere violati e le vite lasciate in sospeso. In vista della prossima riunione del Consiglio europeo in programma per il 24 e il 25 giugno e della Presidenza portoghese del Consiglio dell’Unione Europea, vi chiediamo di costituire una coalizione di Stati membri disposti ad avviare, in uno sforzo comune, un meccanismo di ricollocazione partendo da 5.000 persone vulnerabili provenienti dalla Grecia. Tra i continui negoziati e i disaccordi sulle proposte contenute nel Nuovo Patto, gli Stati membri devono e possono avviare un’azione concreta per le migliaia di rifugiati e migranti bloccati nei paesi in prima linea e mostrare come si realizza una politica europea in materia di asilo e migrazione efficace e basata sulla solidarietà. Per oltre cinque anni le nostre organizzazioni hanno assistito alla disumanità della politica di contenimento nei campi delle isole nell’Egeo e dei respingimenti violenti da parte degli Stati membri Ue con il coinvolgimento dell’Agenzia europea Frontex. Queste violazioni del diritto internazionale ed europeo colpiscono migliaia di persone in cer- ca di protezione in Europa. È tempo di riaffermare e mettere in pratica l’impegno dell’Europa a favore dei diritti umani e della dignità umana.

Non più Moria. Nel settembre 2020, l’Europa è stata scossa dal grave incendio nel disumano e sovraffollato campo di Moria, sull’isola greca di Lesbo. Le immagini delle persone disperate, bambini compresi, che si sono trovate a perdere tutti di nuovo, costrette a dormire per strada erano scioccanti e vergognose. Poco dopo l’incendio, la Commissione Europea ha presentato la sua proposta per il Nuovo Patto su Migrazione e Asilo. Con il lancio, il commissario Ylva Johansson ha dichiarato inequivocabilmente: 'Non ci possono essere più Moria'. Il Patto doveva segnare un 'nuovo inizio' nell’asilo europeo e nella politica migratoria, portando un equilibrio tra solidarietà e responsabilità. Quasi un anno dopo, poco è cambiato. Molti rifugiati sono stati trasferiti in un nuovo campo che è subito diventato noto come 'Moria 2.0' a causa delle sue condizioni spaventose. Lo scorso inverno siamo stati an- cora una volta testimoni di famiglie congelate in condizioni degradanti, in tende allagate senza riscaldamento. I medici continuano a lanciare l’allarme per l’invisibile crisi della salute mentale che si sta verificando in questi luoghi di contenimento nelle isole dell’Egeo, in particolare tra i giovani e i minori non accompagnati. Nel continente, migliaia di rifugiati riconosciuti, comprese famiglie con bambini e minori non accompagnati, non hanno accesso all’alloggio o ai servizi sociali, vengono lasciati a sopravvivere per le strade di Atene e di altre città.

L’urgenza della ricollocazione. Alcuni Stati membri hanno intrapreso alcune iniziative una tantum per ricollocare i richiedenti asilo e i rifugiati. La coalizione che ha ricollocato 1.600 bambini e il ruolo di coordinamento della Dg Home sono stati i primi benvenuti passi in avanti, ma è necessario intensificare questi sforzi. Il tasso di ricollocazioni rimane estremamente basso rispetto al numero di persone bisognose di trasferimento fuori dalla Grecia e da altri paesi del sud dell’Ue. Gli Stati membri hanno fallito nel dimostrare una costante solidarietà, lasciando migliaia di persone bisognose di assistenza nelle isole greche. Quando il commissario Johansson ha visitato Lesbo nel marzo 2021, si è unita al Ministro greco della migrazione e dell’asilo, Notis Mi- tarachi, nel sottolineare l’urgenza del trasferimento: « La vera soluzione […] è che gli altri Stati membri dell’Ue si assumano maggiori responsabilità e non abbandonino la Grecia con i richiedenti asilo. I negoziati su una politica migratoria congiunta sono, tuttavia, estremamente difficili» . Ci sono troppi Stati membri che chiudono un occhio sulle situazioni alle frontiere dell’Europa e che minano una politica dell’Ue in materia di asilo e migrazione umana e solidale. Le scriventi organizzazioni sollecitano un gruppo di leader in seno al Consiglio europeo desiderosi di intraprendere subito azioni concrete. La ricollocazione non può aspettare!

Una coalizione di Stati membri dell’Ue volenterosi. Pertanto, vi invitiamo a lasciare l’eredità della Presidenza portoghese formando una coalizione di Stati membri che intendono impegnarsi nella ricollocazione e affrontare il tema durante la prossima sessione del Consiglio del 24-25 giugno. La coalizione dovrebbe aprire la strada verso un meccanismo di ricollocazione permanente e prevedibile, a partire dal ricollocamento di 5.000 richiedenti asilo e rifugiati dalla Grecia verso condizioni di sicurezza, entro settembre 2021 – un anno dopo l’incendio di Moria e del lancio del Patto. Inoltre, vi chiediamo di sostenere l’istituzione di una figura di coordinatore permanente in tema di ricollocazione in seno alla Commissione Europea, con il compito di rendere la ricollocazione una priorità nella politica dell’UE in materia di asilo e migrazione. Tale coordinatore – e il suo staff – potrebbero fungere da punto di contatto per iniziative di ricollocazione già in corso intraprese da Stati membri volenterosi e garantire che tali iniziative siano amplificate, potrebbe coordinare richieste di ricollocazione provenienti da Stati membri in prima linea che necessitano di solidarietà e potrebbero impegnarsi con (nuovi) Stati membri sugli sforzi di ricollocazione. Più di 500 municipalità europee sono pronte ad accogliere rifugiati. Quello di cui abbiamo bisogno è l’adesione degli Stati membri a questo movimento e la loro volontà di impegnarsi per la ricollocazione. Siamo pronti a lavorare insieme per questo e speriamo in una risposta positiva.

La lettera è sottoscritta da: Aditus foundation (Malta), African Media Association Malta, Asylkoordination Austria, Boat Refugee Foundation, Cear: Comisión Española de Ayuda al Refugiado, Cir Onlus / Consiglio Italiano per i Rifugiati, Danish Refugee Council Defence for Children International (Dci), Dci Belgium /Dci Netherlands/ Dci Greece/ Dci Italy, Dutch Council for Refugees, Europe Must Act, Farr: the Swedish Network of Refugee Support Groups, Finnish Refugee Advice Centre, Flemish Refugee Action/ VluchtelingenWerk Vlaanderen, France Terre d’Asile, Forum réfugiés-Cosi, Greek Council for Refugees, Greek Forum for Migrants, Greek Forum of Refugees, Helsinki Foundation for Human Rights, International Rescue Committee Intersos/ Intersos Hellas, Kopin Malta, METAdrasi - Action for Migration and Development, Migrant Women Association Malta, Mobile Info Team, Moas-Migrant Offshore Aid Station (Europe), Oxfam, Portuguese Refugee Council/ Conselho Português para os Refugiados, Pro Asyl, Refugee Rights Europe, Refugees International, Sos Malta Stichting Vluchteling (Dutch Refugee Foundation). #Relocationcannotwait

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: