sabato 5 novembre 2011
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Si prova ammirazione davanti ai grandi codici miniati, per la sgargiante bellezza, sì, ma anche per la rarità: sono esemplari unici e inimitabili. A chi verrebbe in mente oggi di produrre un oggetto del genere? Certi collezionisti sborsano belle somme per le riproduzioni a stampa (curatissima) di libri antichi. Si dimentica forse che il Novecento ha visto nascere il libro d’artista, un genere teorizzato da Marinetti e creato, in esemplare unico o quasi, da tanti grandi, da Chagall a Tapies. Tra questi due generi si colloca l’Evangeliario ambrosiano, presentato al pubblico in una mostra a Palazzo Reale di Milano, nella chiesa di San Raffaele e al Centro San Fedele che si è aperta proprio ieri. Si è voluto rifare il codice "illuminato" da artisti e prodotto secondo la filosofia del libro d’artista. Questo libro dei Vangeli, che il prossimo Natale verrà portato in processione nel Duomo e in tutte le parrocchie ambrosiane, è ricco e bello come quelli antichi. Tanto per dimostrarlo, sono in mostra anche l’Evangeliario di Ariberto (XI secolo) e quello di Pietro Casola (XVI secolo). Si tratta propriamente di un oggetto liturgico voluto dignitoso, bello, lontano da ogni sciatteria, all’altezza di ciò che contiene: la Parola di Cristo Gesù. Ed è il risultato di anni di studio e di ricerca, in qualche modo compendiati in un libro appena uscito, L’Evangeliario nella storia e nella liturgia (Qiqajon). Ma lo si può anche considerare uno dei primi buoni risultati del rincontro tra artisti e committenza ecclesiastica. Le "miniature" di questo codice – tavole di grande formato – sono state affidate ad artisti ben noti e stimati, anche se poco o nulla avessero affrontato il sacro. Un percorso comune di riflessione e accompagnamento li ha portati a eccellenti lavori che, insieme alla forza artistica, esprimono con altrettanta potenza i contenuti della fede. Mimmo Paladino, Nicola De Maria, Ettore Spalletti, i più giovani Nicola Villa e Nicola Samorì e il fotografo Giovanni Chiaramonte ne sono i protagonisti. Le tavole originali, esposte ora, saranno rilegate nell’esemplare del Duomo, vero codice miniato, con una copertina-gioiello disegnata da De Maria. Alle parrocchie andrà una copia a stampa di rarissima qualità con una coperta di Paladino. Chi si aspettasse, per le diverse feste, la raffigurazione tradizionale della scena evangelica, è invitato a fare un passo in più. Queste non sono immagini da esporre in una chiesa alla devozione dei fedeli, che in quel caso dovrebbero essere ben riconoscibili e dialoganti. Queste sono riflessioni, meditazioni sul mistero della festa. L’arte contemporanea ha questa possibilità nuova: non essendo necessariamente legata alla raffigurazione, può andare oltre, esprimere qualcosa di altrimenti non detto, aggiungere uno schermo poetico, penetrare ancora nel mistero. È ciò che si è cercato di fare.
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