lunedì 28 marzo 2022
In Turchia riprende il negoziato, senza troppe speranze. Notizie e rivelazioni minano la fiducia tra le parti. La tensione Cremlino-Casa Bianca aggrava la crisi. Sul campo l'Armata russa perde terreno
Guerra, giorno 33: i "veleni" di Mosca alla vigilia delle difficili trattative
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Riprendono in Turchia i negoziati diretti tra delegazioni russa e ucraina, dopo due settimane di stop. Un segnale nel buio di una guerra che giunta al 33° giorno non sembra lasciare spazio a speranze di tregua nel breve periodo e vede sempre nuove stragi di civili. Le trattative, che nelle prime fasi erano guardate da tutte le parti come la via maestra per risolvere il conflitto, appaiono oggi quasi un passaggio obbligato in cui non si investe grande determinazione né si ripone molta fiducia.

Proprio alla vigilia è arrivata, rilanciata dal "Wall Street Journal", la notizia di un presunto tentativo di avvelenamento di Roman Abramovich, l'oligarca russo in stretti contatti anche con il presidente Zelensky, che si era offerto, all'inizio della crisi, di mediare tra le parti. L'episodio sarebbe avvenuto a Kiev all'inizio di marzo, come confermato dal portavoce dell'imprenditore, che vive a Londra. Logico indirizzare i sospetti sul fronte russo interessato a sabotare la trattativa. Ma anche il fatto che la rivelazioni arrivi in questo momento, da fonte americana, potrebbe fare pensare che sia stata diffusa per non fare decollare il negoziato che va a riaprirsi in queste ore.

Sono tutte dietrologie, per ora, in mancanza di altri elementi concreti. Certo, le inchieste giornalistiche che vengono pubblicate a raffica mostrano il lato peggiore del potere di Mosca, preso di petto dal presidente americano Biden. La britannica Bbc ha pubblicato documenti secondo i quali Boris Nemtsov, l'ex vicepremier nell'era di Eltsin e oppositore di Putin, assassinato nel 2015 a Mosca, era stato a lungo pedinato da un agente legato a una squadra di sicari del Fsb, la principale agenzia di sicurezza di Mosca, coinvolta in due presunti tentativi di avvelenamento di altri nemici del Cremlino, Vladimir Kara-Murza e Alexei Navalny. Gli indizi sono forti, ma che Nemtsov fosse tenuto sotto osservazione dai servizi segreti non significa di per sé che sia stato poi ucciso su loro ordine (sono stati condannati per il delitto alcuni ceceni).

La tensione tra Mosca e Washington rimane intanto alta dopo le parole pronunciate a Varsavia dal capo della Casa Bianca. Le smentite sull'intenzione di promuovere un cambio di regime non convincono Mosca, ma hanno costretto i portavoce del governo a parlare per la prima volta del tema, seppure per una secca smentita. Biden si è spinto avanti in modo imprudente, come gli rimprovera qualche leader europeo, o ha lanciato un ballon d'essai per vedere che effetto fa parlare esplicitamente di un'ipotesi che soltanto 40 giorni fa sembrava di pura fantascienza?

Sul campo l'Armata russa continua ad avere difficoltà. Ripiega dalla zona della capitale ucraina e perde altri centri che sembravano saldamente conquistati, come Irpin. Le aperture ribadite di Zelensky sulla neutralità e anche sul Donbass (per quanto non sia chiaro che tipo di concessioni sia disposto a fare, nel momento in cui esclude qualunque rinuncia territoriale) potrebbero favorire il dialogo. Dall'altra parte, si è diffusa la voce di uno scenario coreano caldeggiato dal Cremlino, con la separazione di una Ucraina dell'Est, a oriente del Dnepr, asservita a Mosca, e il resto del Paese con un governo libero, seppure sotto scacco. Ma finché si combatte furiosamente sul campo e nessuno dei contendenti prende un deciso vantaggio, tutte le soluzioni negoziali rimangono di difficile attuazione.

L'impressione crescente è che la crisi si sia ormai allargata a un confronto geopolitico più ampio, nella cui posta è entrato anche l'assetto degli equilibri in Europa e tra Stati Uniti e Russia. L'errore più tragico sarebbe però dimenticare quello che a questo altare si sta sacrificando, ovvero la vita di migliaia di cittadini ucraini. I bombardamenti indiscriminati a Mariupol avrebbe fatto già oltre 5mila vittime, secondo le autorità locali. Migliaia di morti si registrano anche in altre zone di combattimento. E le atrocità compiute dagli invasori emergono di giorno in giorno. Non si può infine non registrare tra gli orrori del conflitto una presunta grave violazione del diritto umanitario da parte ucraina: la gambizzazione di tre prigionieri russi, mostrata in un video. I comandi di Kiev hanno aperto un'inchiesta per accertare le responsabilità. Un elemento questo, se ve ne fosse bisogno, che rimarca la differenza di conduzione delle operazioni tra gli occupanti (che negano ogni crimine) e i resistenti (che accettano di indagare).




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