sabato 22 gennaio 2011
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Caro direttore,leggo spesso con piacere le lettere al giornale e ancor più volentieri le tue risposte. Avvenire per me è un giornale importante nel quale trovo argomenti e fatti che altrove vengono ignorati. Desidero fare però una piccola constatazione: è da poco che abbiamo la televisione e solitamente la guardo assieme a mia moglie e a mio figlio tredicenne. Il "Grande fratello" ad esempio non lo abbiamo mai visto. Mi chiedo, leggendo spesso sul nostro giornale commenti disgustati al riguardo, come mai tante persone lo continuino a seguire. Credo che l’unico modo per far fallire una trasmissione sia infliggerle dei bassi indici d’ascolto. Evidentemente, se si continua a commentare la volgarità dilagante, il trionfo del falso ecc., noi contribuiamo al successo di questa "roba". Io leggo le recensioni dei nostri esperti nelle pagine degli Spettacoli e da queste ricavo già una buona guida.

Valentino Erler

Noi facciamo la nostra parte, caro amico, per cercare di fare aprire gli occhi e chiudere, con un gesto di libertà, le finestre televisive sul nulla. E ci battiamo anche perché ogni finestra televisiva – anche quelle affidate agli "intelligenti" per definizione – offrano agli spettatori vetri puliti e non lenti sporche e distorcenti di fatti e parole (l’hanno fatto più d’una volta addirittura col Papa...). Lei è con noi e non è certo il solo. Altri verranno, spero, perché finalmente stanchi di mortificanti grandifratellanze, di trionfi della volgarità, di falsanti predicozzi e di risatone superficiali e un po’ cattive. Ma stia pur certo che non saremo noi a stancarci per primi e a rassegnarci... Anche perché, ultimamente (oggi diamo conto nelle nostre cronache di un saggio intervento del direttore generale della Rai Masi), i timonieri della televisione pubblica e privata non stanno solo a guardare davanti a certi clamorosi scempi. Meno male.
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