domenica 30 dicembre 2012
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Erano pastori da sempre, i Cannavac­ciuolo di Acerra. Come lo furono i loro padri e i loro nonni. Intere generazione di cittadini a nord di Napoli sono state nutrite con il latte e i formaggi delle loro greggi. Poi fu la fine. Il disastro. La strage. Le pecore si ammalavano e morivano. Gli agnelli nascevano deformi e non si reggevano nemmeno in piedi. Dopo i primi momenti di sconcerto, ai pastori non fu difficile comprendere il motivo di quella misteriosa malattia. Nelle terre di pascolo, da qualche tempo, avevano notato strani movimenti di mezzi e di persone. Soprattutto di notte. Tonnellate di liquami venivano sversate in quelle campagne, tra le più fertili del mondo. Che cosa stava mai accadendo? Possibile che chi avrebbe dovuto tutelare Acerra e le sue terre non sapesse che cosa avveniva in quelle zone? Assieme a un piccolo gruppo di coraggiosi, cominciarono a farsi avanti e a denunciare. Ma, stranamente, vennero isolati. Accusati di 'allarmismo'. Non erano presi sul serio. Qualche volta le loro denunce scomparivano addirittura, come per incanto, senza lasciar tracce. Le autorità locali preferivano tranquillizzare la gente. Non è mai facile, per i semplici, venire a conoscenza della verità. Certo, c’era quel fetore che toglieva il respiro. E quel liquame onnipresente così brutto da vedere. Quando la menzogna si avvinghia alla realtà di vita di tante persone, occorrono tempo, intelligenza, coraggio e molta onestà per poterla stanare, darle il giusto nome e metterla a tacere assieme a chi la dice. E la menzogna ad Acerra, come altrove, ha avuto vita facile. Non sostanze tossiche, non fanghi industriali e altre immondizie velenose venivano sversate in quei pascoli, ma fertilizzanti. I contadini furono tratti in inganno. Quei liquami erano concimi che avrebbero potuto acquistare a poco prezzo. E le terre furono spalmate dai veleni come una fetta di pane dalla marmellata. Incredibile. La terra, però, da allora non è più stata la stessa. I contadini, sbalorditi, si accorsero presto dell’inganno e per salvare il salvabile, senza trovare civili interlocutori, si rivolsero persino a qualche camorrista locale. I pastori, intanto, a loro spese, avevano fatto analizzare pecore e latte. Ottenendo una risposta atroce. Nel sangue dei loro dolcissimi animali la quantità di diossina presente era terribilmente superiore alla norma. Le pecore, amiche dell’uomo, li avevano 'avvisati'. Prime visibili vittime del male. Ma le autorità sanitarie, anziché tenerle sotto osservazione, decretarono di abbatterle. E mentre fu fatto divieto ai greggi di pascolare, ai contadini non fu mai vietato di coltivare. Misteri italiani. I Cannavacciuolo rimasero senza lavoro e con un dolore immenso nel cuore. Acerra cominciò a capire di essere diventata lo 'sversatoio' di fanghi industriali provenienti da tutta Italia, soprattutto da Nord. In questi giorni, si è tenuto presso il tribunale di Napoli la requisitoria del pubblico ministero nel processo che vede i pastori parte civile contro i fratelli Pellini & company accusati di disastro ambientale. Siamo andati anche noi. Eravamo in tanti. La coscienza civile ha cominciato a svegliarsi dal torpore. O, forse, si è fatta più scaltra e diffidente verso coloro ai quali aveva dato fiducia. Assiepati nella sala soprastante l’aula del processo, abbiamo ascoltato con sofferenza immane. Come hanno potuto? Possibile? Il punto massimo dello sconcerto arriva quando il pm, prima, e l’avvocato dei pastori, poi, hanno messo in luce la collusione tra imprenditori disonesti, camorra, alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine e impiegati comunali. Meglio, mille volte meglio, rimanere vittime dei camorristi e non essere traditi dai servitori dello Stato.
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