giovedì 26 maggio 2011
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Caro direttore,su Avvenire del 25 maggio, a pagina 12, ho letto il paginone di confronto tra il programma Moratti e il programma Pisapia. Leggo con attenzione, ma resto alla fine perplesso: è un confronto o uno spot (gratuito) pro-centrodestra? Da credente cattolico (e praticante) sono assolutamente consapevole che alcune idee di Pisapia sono difficili da ricondurre ai valori cristiani. Non mi sento però – in coscienza – di affermare che in questi anni la giunta Moratti ha fatto propri i valori del cattolicesimo: donna Letizia ha fatto un po’ quello che ha voluto, senza preoccuparsi più di tanto di mettersi in ascolto della sua città, delle persone, dei cambiamenti che stanno trasformando Milano. Senza coltivare valori che le avrebbero consentito di essere rieletta con l’appoggio corale e cordiale dei cittadini cattolici. Molti credenti milanesi, che reputo e stimo intelligenti, danno il loro appoggio a Pisapia perché ritengono che Milano – oggi – abbia urgente bisogno di uscire da un pantano politico che ha creato un’immagine di società, di convivenza e di "civitas" assolutamente inadeguata alla nostra storia politica e sociale (edificata anche da autorevoli personaggi del mondo ecclesiale ambrosiano). Gregorio Magno, nella Ars pastoralis, dice che bisogna avere paura delle circostanze favorevoli e amare le circostanze sfavorevoli (il familiare motto Pro veritate adversa diligere). Forse è questa convinzione – radicata nel Vangelo – che fa essere guardinghi davanti a chi, da anni, elargisce doni per "addomesticare" l’autentica forza della fede cristiana.

Enrico Parazzoli

Caro direttore,al ballottaggio di Milano, domenica e lunedì prossimi, seguiranno numerose riflessioni post voto sul perché si è perso o sul perché si è vinto. Non so come finirà, ma intanto ho provato a guardare bene dentro ai programmi dei candidati. Nel programma Pisapia c’è un capitoletto titolato "Le politiche per famiglie". Famiglie?! più avanti altro capitoletto stavolta un po’ più chiaro "Famiglie plurali: un registro per i diritti": «Parità dei diritti e dei doveri per tutte le comunità affettive e di vita che vogliano essere riconosciute dall’amministrazione comunale (...) è doveroso che l’Amministrazione Comunale promuova e tuteli i diritti costituzionali attinenti alla dignità ed alla libertà della persone, contrastando ogni forma di discriminazione, in particolare quelle riferite agli orientamenti sessuali. Verrà quindi riconosciuta la pluralità delle forme di comunione di vita, con impegno dell’amministrazione a promuovere la parità e contrastando ogni discriminazione (…) il registro delle unioni civili, che il Comune intende istituire, non è un atto simbolico, ma funzionale all’adozione di politiche e di atti non discriminatori». Con il collaudato linguaggio dell’antilingua (usato abitualmente dai radicali e dalla sinistra) si vuole far passare per normale ciò che, anche biologicamente parlando, normale non è, annacquando il concetto di vera e unica famiglia composta da un uomo una donna. Nel programma Moratti troviamo, invece, un capitolo "Stiamo lavorando per una Milano sempre più vicina alla famiglia" (stavolta al singolare) che prevede una serie di interventi largamente auspicabili (Bonus nonno, Conciliazione famiglia-lavoro, sostegno a situazioni di difficoltà o carico di cura per famiglie con anziani, con persone disabili, famiglie monogenitoriali, quoziente familiare, ecc.). Ora, se il centrodestra dovesse perdere a Milano non perderebbe perché vince il centrosinistra (che a Milano ha mantenuto all’incirca i voti della scorsa elezione amministrativa del 2006), ma perché (il che è peggio) il suo elettorato ha perso la fiducia nei suoi rappresentanti che pure dicono nel programma cose giuste per tutti. Si sa bene, però, che sinistra e radicali quello che propongono nel loro programma antifamiglia lo porteranno avanti con caparbietà.

Michele Zampini

Caro direttore,a proposito delle elezioni amministrative a Milano, lei ha perfettamente ragione quando stigmatizza «i polemisti incendiari che "vogliono far perdere" quelli che dichiarano amici...», tuttavia va anche detto che il candidato sindaco del centrodestra non è il direttore del Giornale e nemmeno Berlusconi. I milanesi devono scegliere tra un candidato che rappresenta dei «rischi chiari» - per usare le sue parole nella risposta del 24 maggio - e un sindaco uscente che ha lavorato bene, ma che ha qualche difficoltà nel comunicare i risultati ottenuti. Non vedo come si possa votare per un candidato che è chiaramente orientato sul versante radicale, e dichiaratamente avverso a concetti quali la sussidiarietà, il diritto alla vita il sostegno alle famiglie fondate su un legame stabile e responsabile. E poi perché i cattolici dovrebbero essere contrari allo smantellamento dei campi nomadi abusivi? Tollerarli all’infinito significa non volere una vera integrazione, all’insegna di accoglienza e legalità, di queste persone.

Mauro Zanzi

Noi di Avvenire, per un’idea di cittadinanza che coincide con la nostra ispirazione cattolica e rafforza una precisa scelta informativa, i programmi politici li leggiamo sempre tutti. Poi, per mestiere e dovere, ne offriamo una sintesi verificata e verificabile ai nostri lettori. Naturalmente, però, sono gli autori dei programmi a portare tutta intera la responsabilità delle proprie affermazioni. Che noi registriamo, anche quando ci sembrano inadeguate, sbagliate o ci preoccupano dal punto di vista dell’impostazione valoriale e delle ricadute sulla vita sociale. Anzi, in casi di questo tipo sappiamo che diventa ancora più importante offrire un’informazione accurata e non reticente. Del resto, un programma di governo – nazionale o locale – è quanto di più ufficiale e impegnativo ci possa essere.Le lettere a cui sto dando risposta rappresentano la voce di persone che hanno letto in due modi diversi il nostro approfondimento sulla disfida per il Comune di Milano: Enrico Parazzoli parla di spot anti-Pisapia mentre Michele Zampini sente il bisogno di rispiegare (e la sua lettera era ben più lunga…) quello che evidentemente non avremmo capito dei progetti dichiarati dal candidato di centrosinistra e del sindaco uscente di centrodestra... Non me la prendo, per questo. Può capitare. Ma noi abbiamo scritto chiaro, senza inventare nulla. Meglio, abbiamo scritto solo quello che hanno "inventato" i due candidati a Palazzo Marino. Le idee di Giuliano Pisapia, certe intenzioni di stampo «zapaterista» in tema di politiche familiari (e bioetiche) nonché i progetti in materia di uso della città e di integrazione di migranti e nomadi sono solo farina del suo sacco, così come gli impegni di Letizia Moratti sulle stesse delicate questioni o sulla gestione del territorio e della viabilità. Abbiamo sentito e sentiamo come un dovere raccontare tutto questo esattamente per quello che è, mettendo in condizione chi legge di valutare anche la rispondenza dei diversi intenti ai valori cardine che – come il Papa e i nostri vescovi insegnano a noi tutti, e questa è la nostra linea – stanno alla base del «bene comune» perseguito dai cattolici.Lo «spot», caso mai, sono i candidati sindaco (con i loro sponsor) a farseli. Ognuno s’è scelto temi, slogan, spot e… rischi. L’amico lettore Mauro Zanzi ne vede soprattutto uno, quello del radicalismo. Nel senso pannelliano e notoriamente anti-cattolico del termine. Ed è un fatto che sono proprio Pannella e Bonino a dargli ragione, con quotidiane e incalzanti esternazioni. E allora mi ripeto: se a Pisapia continua ad andare bene questo urtante e ingombrante spot, tale «circostanza sfavorevole» finirà per far pesare ancora di più il lato storto del suo programma.
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