martedì 14 gennaio 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Da tempo le proteste contro la realizzazione della linea ad alta velocità in Val Susa hanno imboccato un bivio, prendendo due direzioni diverse. Da un lato le manifestazioni di chi si oppone legittimamente e pacificamente; dall’altro, l’antagonismo violento degli assalti al cantiere, con bombe carta e pietre. Da ultimo, però, questo secondo tronco dell’opposizione sta facendosi più pericoloso, assumendo sempre più i caratteri di una minaccia terroristica.Gli ultimi episodi accaduti ieri lo esemplificano bene. Tre bottiglie incendiarie sono state ritrovate sul pianerottolo di casa di Stefano Esposito, senatore Pd favorevole alla realizzazione della Tav. Accanto alle molotov, un biglietto: «Torna in prefettura, altrimenti farai bum-bum ora che non c’è più il procuratore Caselli a difenderti». E poi come post-scriptum il riferimento a un incontro che Esposito aveva avuto con un giornalista della Stampa, Massimo Numa. Lo stesso cronista – già minacciato e "scampato" a un pacco-esplosivo recapitatogli in redazione – al quale è arrivato un lungo video con spezzoni di riprese che lo ritraggono in un lasso di tempo di ben due anni e mezzo. Oltre a mostrare la sua abitazione e l’auto, le immagini testimoniano il pedinamento pure di sua moglie. Infine, sei bagni del Tribunale di Torino otturati con polistirolo e volantini dei NoTav per protestare contro l’arresto di quattro militanti. Il tutto a fianco degli uffici dei magistrati titolari dell’inchiesta. Episodi con un messaggio comune: "siamo pronti a colpirvi ovunque". Lo stile è quello delle vecchie Brigate Rosse con i dossier, fatti allora di ritagli di giornali e fotografie scattate di nascosto ai potenziali bersagli delle armi. Anzi, peggio del brigatismo anni ’70, che almeno lasciava da parte i familiari. Oggi, invece, la vigliaccheria dell’antagonismo nostrano non mostra di farsi scrupoli: le minacce recapitate a domicilio hanno un effetto ancora più forte. Tanto che il senatore Esposito ieri ha detto di valutare l’ipotesi di "ritirarsi": «Ho tre figli, una bimba di tre mesi, una moglie...».Il bivio imboccato sta portando una parte della protesta verso un orizzonte esiziale. Oggi allora anziché insinuare che le minacce sono "inventate" dalle stesse vittime, è necessario un sussulto d’impegno democratico e civile: isolando i violenti, sostenendo forze dell’ordine e magistratura, collaborando attivamente per stroncare sul nascere la minaccia terroristica. Prima che sia tardi.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: