Sui conti una scommessa azzardata E il debito resta un nodo da sciogliere
sabato 29 settembre 2018

Caro direttore,
un rapporto deficit/Pil al 2,4%, come è stato indicato dal governo per la manovra 2018, è una scommessa rischiosa, più vicina a un bluff che a un rilancio coscienzioso. È una scommessa che si può anche vincere, se lo sforamento del rapporto deficit/Pil e la conseguente politica economica espansiva riuscirà a produrre una crescita sostanziosa dell’economia. Se, a seguito di questi interventi, nel 2019 il Pil crescerà del 3% la scommessa sarà vinta e tutti dovremo fare tanto di cappello al governo giallo-verde. Se malauguratamente, però, l’economia non decollerà e la crescita si manterrà sugli attuali asfittici livelli, la scommessa rischierà di essere persa e con essa potrebbe andare distrutta un’altra fetta della ricchezza degli italiani. Non sono poche le nuvole che si addensano all’orizzonte e che fanno temere per il buon esito della mossa voluta da Di Maio e da Salvini. Lo spread, già in agguato da qualche mese, potrebbe schizzare velocemente sopra i 400 punti, anche a seguito della procedura di infrazione, del declassamento del debito italiano da parte delle agenzie di rating e della fine del Quantitative easing. Questo scenario produrrebbe come primo effetto che quanto ottenuto in maggiore flessibilità con lo sforamento della soglia del rapporto deficit/Pil sia interamente trasferito per il pagamento dei maggiori interessi sul debito. Ne deriverebbero, quindi, problemi di sostenibilità per il mantenimento per il 2020 delle misure di politica economica varate: flat tax, pensioni e reddito di cittadinanza. Per evitare il default il governo dovrebbe probabilmente varare una stretta senza precedenti sulle spese. La scelta di portare il deficit al 2,4% è infatti di carattere strutturale, nel senso che le misure varate continueranno a pesare sui bilanci futuri e, senza crescita sostenuta, ciò comporterà aumento del debito e ingessamento del bilancio pubblico. Salvo l’ipotesi impopolare di azzerare nel 2019 tutte le concessioni fatte nel 2018. Ma uno spread sopra i 400 punti per un lungo periodo di tempo porterebbe all’inesorabile crisi del sistema bancario italiano e, a cascata, questo potrebbe portare a una crisi finanziaria senza precedenti che contagerebbe rapidamente gli altri settori economici. Come si può evincere da queste considerazioni siamo esattamente di fronte a una scommessa il cui esito non può che essere estremo: da un lato il superamento della crisi e la crescita sostenuta se l’azzardo si rivelerà vincente, dall’altro il disastro e il default se si dimostrerà perdente. Gli economisti sono famosi per sbagliare spesso le previsioni e per non saper prevedere le crisi e i disastri e, quindi, per prudenza, mi asterrò da ogni previsione. Ma la cosa certa è che, perseverando in questa politica, il governo attuale potrà passare alla storia come il governo che ha risollevato le sorti economiche dell’Italia, ma potrà, nel contempo, passare alla storia come il governo che ha distrutto l’economia del paese. I prossimi giorni e i prossimi mesi ci chiariranno l’esito della scommessa.

Domenico Marino
Professore di Politica Economica Università Mediterranea di Reggio Calabria

Sulle nostre pagine documentiamo e argomentiamo da tempo, caro professor Marino, contro l’iper-rigorismo che ha piegato le gambe all’economia (non solo) italiana tanto quanto contro il lassismo e la corruzione che continuano a generare il vortice di spesa cattiva e inutile in cui vengono risucchiate ingenti risorse pubbliche, complicando la vita degli operatori economici e di tutti i buoni e onesti cittadini. Ma, come certo sa, siamo anche e tenacemente e motivatamente contro ogni forma di... azzardo. Compresi quelli in materia fiscale, di welfare e di tenuta dei conti pubblici. Sono solo un cronista, non un economista come lei e neppure un profeta, ma trovo anch’io pericolosa la 'scommessa' appena fatta dal Governo Conte con l’aggiornamento del Def 2019-2021, che lei spiega bene e che il suo collega e nostro editorialista Leonardo Becchetti commenta oggi da par suo. Spero, ovviamente, per il mio Paese e per i miei concittadini che succeda il meglio, non il peggio. Ma non posso fare a meno di chiedermi perché chi ci governa faccia finta che gli interessi che paghiamo sul debito pubblico non siano un problema. Mentre tutti, o quasi, nell’ultima campagna elettorale si concentravano su altro abbiamo dato spazio a un lungo, competente e appassionato confronto proprio su questo nodo cruciale. I nodi non considerati e non sciolti si possono solo aggrovigliare di più...

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