Stefano Cucchi, l'Arma e la giustizia che ogni uomo merita
sabato 16 marzo 2019

Caro direttore,
adesso basta! Ma cosa vogliono Ilaria Cucchi, la Procura di Roma e anche certa stampa? Stefano Cucchi è morto? Non c’è dubbio. In stato di arresto avrebbe subito un pestaggio? Sembrerebbe di sì. Gli autori del pestaggio secondo qualche carabiniere sarebbero due carabinieri? C’è una giuria popolare che dovrà pronunciarsi. La morte di Stefano Cucchi è conseguenza diretta dell’asserito pestaggio o questo è concausa o non c’entra affatto con la morte avvenuta in seguito? Ai medici legali la risposta e alla giuria popolare la valutazione. Più chiaro di così non si può! Invece no! Tutti a darsi martellate sui piedi! Cui prodest? Cosa si vuole dimostrare? Perché accanirsi nel voler mettere in cattiva luce una istituzione importante come l’Arma? Arma che sino a prova contraria è composta da persone per bene e che sa punire severamente – a differenza di tante altre istituzioni – chi nelle sue fila sbaglia. E allora basta. Chi ha sbagliato pagherà, ma solo chi ha sbagliato. La morte di Stefano Cucchi addolora perché ogni giovane vita che si spegne provoca dolore, ma da qui a farne un martire ce ne passa. Venne arrestato per spaccio, mi pare...

Alessandro Gentili

Giustizia, caro signor Gentili. Soltanto giustizia. Ecco che cosa vogliono la famiglia di Stefano Cucchi e i magistrati che hanno indagato e continuano a lavorare sul tristissimo e scottante caso della tragica morte di questo giovane. E giustizia, ne sono certo, vuole l’Arma dei Carabinieri che – come lei scrive – è uno straordinario presidio della nostra legalità civile e democratica e di questo ruolo, che le è riconosciuto dalla stragrande maggioranza dei concittadini, deve saper essere fedele custode secondo la sua stessa idea fondativa. Se c’è una cosa non da dimostrare, ma da confermare al cospetto dell’intera opinione pubblica, se c’è una “luce” sull’Arma da tenere accesa e da proiettare, è proprio questa. Io credo che possiamo contarci. Aggiungo solo che in tutto ciò che anche noi di “Avvenire” abbiamo scritto, documentato e argomentato a proposito della procurata morte di Stefano Cucchi c’è certamente cristiana e umana pietà, ma soprattutto c’è pura e semplice attesa di giustizia. Difficile e persino impervia, ma necessaria. E la giustizia spetta a ogni persona, anche a chi ha sbagliato. Nessun giudizio sommario di condanna e nessun assoluzione a prescindere sono accettabili e, per quanto mi riguarda, concepibili. Dunque che la giustizia faccia il suo corso. E che anche l’informazione sia giusta: mai superficiale, mai rassegnata, mai sentenziosa, mai reticente. Noi dall’inizio di questa tristissima storia abbiamo scelto questa via.

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