Gambe spezzate per prova? Stavolta scrivo sperando la smentita
sabato 25 marzo 2017

Nessuno si aspettava la notizia di malasanità che arriva da Milano, dal campo dell’ortopedia e traumatologia, ma, se confermata, essa è molto rivelativa, e s’inserisce perfettamente nella linea delle truffe sanitarie che l’hanno preceduta, e in qualche modo preparata. Segna il completamento di quella linea, che dunque finisce qui, non può andare oltre. Qui parliamo del significato etico, in senso professionale e sociale, che ha questa notizia, ma con una speranza: che sia falsa o imprecisa, in tutto o in gran parte, e venga presto smentita. Perché, così com’è, è troppo deprimente, segna uno sprofondamento della nostra Sanità. Come riportavano ieri tutti i giornali, un ortopedico (anzi, il responsabile dell’Ortopedia di un’importante struttura di Milano), è stato arrestato con l’accusa di aver operato pazienti che non ne avevano bisogno, e aver messo loro protesi costruite da ditte, dalle quali lui avrebbe ottenuto dei compensi. Avrebbe persino (e questo è il culmine della notizia, che molti giornali perciò mettono nel titolo) «spezzato il femore» a un’anziana paziente, al solo scopo di «impratichirsi» per poter poi meglio eseguire lo stesso intervento su un paziente a pagamento. La Giustizia sospetta che qui ci sia il reato di lesioni volontarie in un ambito di corruzione.

Perciò l’arresto. Conoscevamo, e ne abbiamo parlato su questo giornale a suo tempo, medici che prescrivevano medicine prodotte da case farmaceutiche amiche, che li compensavano in tanti modi, tra cui la sponsorizzazione di convegni in alberghi sontuosi, in luoghi esotici, o più semplicemente omaggi di computer o cellulari o tablet, o vacanze con tutta la famiglia. È corruzione? Sì, certo, è corruzione, perché altera la concorrenza tra le case farmaceutiche, mettendole in una graduatoria che non dipende dalla qualità e dall’utilità dei medicinali che producono, ma dai favori che sono in grado di fornire ai medici occultamente. Prescrivere un farmaco perché la ditta che lo produce ti regala un cellulare, non vuol dire fare il medico, ma fare il promotore di quella ditta. Cerchiamo però di essere buoni, e di tenere le accuse, e i sospetti, al livello più basso possibile: è difficile contestare qui il tradimento della professione medica, dal momento che quel medico può sempre dire che, secondo lui, quel medicinale è migliore degli altri.

Ma questo tipo di corruzione fa un passo avanti quando il medico prescrive per una malattia un farmaco non centrale ma collaterale per quella malattia, e fa un altro passo avanti, questo veramente criminoso, quando la casa farmaceutica stabilisce a inizio anno che per una stagione deve produrre tot confezioni di un dato farmaco, e i medici a lei legati s’impegnano a fargliele vendere. In questo modo si rovescia il rapporto tra malati e medicine: nel rapporto normale prima esiste il malato, e poi la casa farmaceutica produce le medicine che gli servono: il farmaco è la risposta alla malattia. Se ci sono tot malati, devono esserci tot confezioni del farmaco adatto. Ma con questa alterazione del mercato è la malattia che diventa la risposta al farmaco: prima esistono i farmaci, già prodotti in tot quantità, e poi di conseguenza s’inventano i malati. Il medico sta in mezzo: sentita la quantità di farmaci, risponde fornendo la quantità di malati. L’ortopedico di Milano, che avrebbe spezzato il femore all’anziana signora e impiantato protesi non necessarie, anche a pazienti non in grado di reggerle, farebbe un ulteriore, inaudito passo avanti: lui creerebbe i malati. La manovra di spezzare una gamba per impiantare una protesi è sotterranea e invisibile, perché lui non avrebbe un interesse riferibile a quella paziente, ma un interesse riferibile al cliente successivo: vorrebbe operarlo nella sua clinica privata, dove il pagamento è fuori mutua. La signora sarebbe una cavia ignara. No, non è facile crederci. Il medico promette smentita: ne abbiamo bisogno più noi che lui.

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