martedì 24 agosto 2021
Dipendenti e aziende hanno scoperto che la qualità della vita spinge l’efficienza. Svolta in vista?
C’è anche la settimana di 4 giorni tra le proposte che gli americani iniziano a considerare vincendo il tabù di un modello produttivo che appare di colpo obsoleto

C’è anche la settimana di 4 giorni tra le proposte che gli americani iniziano a considerare vincendo il tabù di un modello produttivo che appare di colpo obsoleto - Reuters

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Dopo un anno e mezzo di smart working, e nonostante un’aggressiva quarta ondata di contagi, i datori di lavoro americani puntano al ritorno in ufficio. I dipendenti chiedono tutele, mentre cercano di mantenere un paio di giorni a distanza. Ma il se, il quando e il come tornare a pendolare non sono gli unici temi del dibattito in corso fra aziende e impiegati negli Stati Uniti. Molti addetti, approfittando di una rara congiuntura di alta produttività e scarsità di manodopera, combinate all’esperimento storico di flessibilità imposto dai lockdown, stanno spingendo per lavorare di meno.

Per ora solo un’avanguardia di privilegiati ha ottenuto una riduzione di ore a parità di salario. Ma il semplice fatto che se ne parli, negli Stati Uniti, segnala una cambiamento di clima epocale. Prima della pandemia, quasi un terzo degli americani lavorava 45 ore o più per settimana, e circa 8 milioni ne mettevano a segno almeno 60. Mentre nell’ultimo mezzo secolo gli europei hanno ridotto la loro presenza in ufficio o in fabbrica di circa un terzo, la settimana degli statunitensi si è dilatata costantemente, per stabilizzarsi tra il 10 e il 19% in più rispetto al Vecchio continente. Spesso, per i lavoratori, non si è trattato di una scelta. Lo stipendio misero dei commessi dei negozi e degli addetti di fast food, ad esempio, li costringe ad ammassare decine di ore la settimana per poter semplicemente pagare le bollette. Per circa il 16% dei lavoratori americani, inoltre, l’orario fluttua in base alle esigenze dei datori, costringendoli a trovare un secondo o un terzo impiego per garantirsi entrate più o meno regolari. Intanto tra i colletti bianchi restare in ufficio meno di dieci ore al giorno è diventato un suicidio professionale.

Ma la pandemia potrebbe modificare questo paradigma. Le imprese, soprattutto della ristorazione, dell’ospitalità, dei trasporti e della vendita al dettaglio, faticano a trovare addetti per alimentare l’impennata della domanda di beni e servizi, e si sono rese conto che la flessibilità adottata frettolosamente durante le chiusure forzate fa miracoli per attrarre e trattenere i dipendenti. Intanto, i lavoratori hanno dimostrato di potersi adattare rapidamente a cambiamenti radicali, in generale senza compromettere la produttività. Molti, grazie alle riunioni Zoom dal tavolo della cucina, hanno scoperto una nuova libertà dalle otto ore al giorno, cinque giorni su sette, e non vogliono perderla. Altri hanno preso maggiore consapevolezza dell’importanza di un equilibrio fra lavoro e famiglia. In sostanza, la maggior parte dei lavoratori vuole estendere il concetto di smart working che hanno vissuto nell’ultimo anno e mezzo per tornare a lavorare in modo più intelligente: meno ore, ma con maggiore efficienza.

Alcune aziende hanno già risposto al- richiesta di una settimana corta. Diamondback Covers, che produce coperture metalliche per camion in Pennsylvania, ha ridotto di cinque ore la settimana del suo team in fabbrica senza cambiare la paga, quindi ha assunto più dipendenti. La società si aspettava che il calo del 12,5% dell’orario avrebbe portato a un aumento simile nei costi di produzione, ma questi sono saliti solo del 3%. Poi ci sono Buffer, ditta di social media di New York, e Wildbit, un’impresa di software di Philadelphia. Anche la piattaforma di crowdfunding di New York Kickstarter sta testando una settimana lavorativa di quattro giorni. E Microsoft non esclude di replicare degli Usa l’esperimento fatto in Giappone, dove ha recentemente testato una settimana di quattro giorni con risultati inattesi: la produttività è aumentata del 40% e la bolletta elettrica si è ridotta del 23%. Secondo una ricerca della Society for Human Resource Management, circa il 15% delle aziende americane offre al momento una settimana di 32 ore – rispetto a circa l’8% due anni fa. E i lavoratori che hanno provato il fine settimana lungo non vogliono più tornare indietro. Il 78% dice di essere più sano, più felice e meno stressato e di sentirsi più concentrato. Il mondo accademico ha preso nota e si è alleato a consulenti, autori e sindacalisti per espandere il più possibile questa realtà.


Il semplice fatto che negli Usa se ne parli segna un cambiamento di clima epocale I mesi di smart working imposto dall’emergenza hanno insegnato un rapporto nuovo con le professioni. E ora non si vuole più tornare indietro

Alla fine di giugno Jon Leland, un dirigente di Kickstarter, e Jon Steinman, un attivista politico, hanno lanciato una campagna nazionale per promuovere la settimana lavorativa di quattro giorni. Il loro piano è di suscitare l’interesse tra i lavoratori e di reclutare a- ziende per un programma pilota da avviare il prossimo anno. Questo sarà seguito da ricercatori accademici al fine di generare dati solidi sui vantaggi della settimana corta. Che, a loro dire, avrebbe dovuto essere adottata già da decenni. «Nel 1930, il famoso economista britannico John Maynard Keynes fece la previsione che nel giro di cent’anni la crescita della produttività avrebbe permesso di lavorare solo 15 ore alla settimana – spiega Leland –. Un quarto di secolo dopo Richard Nixon, allora vicepresidente Usa, disse di aspettarsi quanto prima una settimana di quattro giorni. Poi qualcosa è andato storto nel rapporto fra gli americani e il lavoro. Noi vogliamo raddrizzarlo».

A stupire di più nel dibattito in corso negli Usa è proprio l’idea che orari di lavoro più brevi permetterebbero di rilanciare il progetto Usa sopito di una vita più piena, il vero sogno americano di un successo a tutto tondo, non misurato solo sulla carriera. Articoli, sondaggi e ricerche enfatizzano i vantaggi non tanto per la produttività e la crescita del Pil quanto per la salute mentale di un Paese sempre più ansioso e depresso, di riduzione della povertà e aumento della natalità, di famiglie non più costrette a fare i salti mortali. È presto per dirlo, ma il cambiamento in atto sembra dunque più culturale che economico. Come spiega Juliet Schor, docente di Sociologia al Boston College, la pandemia ha permesso di mettere in dubbio una cultura che legittima (o celebra) il superlavoro e il burnout (l’esaurimento) e ha dato ai lavoratori il potere di esigere tempo per la cura dei bambini o degli anziani o per loro stessi.


Alla Camera si discute una legge per introdurre le 32 ore al posto delle attuali 40: era dal 1938 che il Congresso non ne parlava




Circa un secolo dopo l’introduzione alla Ford della settimana di 40 ore, gli americani arrivano persino a chiedersi se non sia ora di metterla in pensione per legge. Più dell’80% appoggia infatti una legge di cui ha iniziato a discutere di recente la Camera Usa che taglierebbe la settimana lavorativa a 32 ore, trasformando ogni ora supplementare in straordinario. Era dal 1938 che al Congresso Usa non si parlava di riduzione dell’orario di lavoro.

(4-fine. Le precedenti puntate su Inghilterra, Spagna e Francia sono state pubblicate il 5, 11 e 17 agosto)


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