Spegnere caldaie e «luminarie inutili» per contribuire a riaccendere la pace
giovedì 3 marzo 2022

L’astrofisico Benvenuti rilancia l’autoriduzione dei consumi per rinunciare davvero al gas russo. Un’idea che piace a diversi lettori e che se fatta propria da tantissimi di noi, meglio se unisse gli europei, avrebbe un impatto enorme. Un modo di essere parti attive ma non belligeranti contro l’aggressione all’Ucraina.

Caro direttore,

di fronte alla drammatica situazione che stiamo vivendo, la maggioranza delle forze politiche e dell’opinione pubblica è concorde nel considerare le drastiche sanzioni imposte alla Russia l’unica arma per contrastare l’attacco violento e sconsiderato che minaccia non solo la volontà di autodeterminazione di un Paese, ma anche i nostri valori di democrazia e di aspirazione alla pace. Naturalmente tutti sono consapevoli che le sanzioni avranno un effetto negativo anche sull’economia del Paese e delle nostre famiglie e la preoccupazione delle industrie e dei cittadini, ampiamente riportata dai media, è giustificata e comprensibile. Mi sembra però che nel commentare il futuro che ci aspetta siano finora mancate due considerazioni che mi sembrano non trascurabili. La prima è che se veramente siamo convinti che l’offensiva di Vladimir Putin sia soprattutto rivolta alla democrazia occidentale, allora dobbiamo anche noi, al fianco dell’Ucraina, considerarci in guerra. Una “guerra non belligerante”, ma sempre guerra, che quindi comporta sacrifici che ognuno di noi dovrebbe accollarsi con lo stesso coraggio, orgoglio e determinazione dimostrato in questi giorni dai nostri fratelli ucraini. I disagi, anche rilevanti, ai quali andiamo incontro saranno sempre infinitamente minori di quelli che giornalmente ci giungono dalle città tragicamente trasformate in campi di battaglia.

La seconda considerazione riguarda gli insistenti appelli al Governo perché metta a disposizione risorse finanziare per contrastare gli aumenti di spesa indirettamente derivanti dalle sanzioni. Mi sarebbe piaciuto che parallelamente vi fossero stati appelli, altrettanto sostenuti dalla stampa e dai media, a una drastica riduzione dei consumi energetici non strettamente necessari, per esempio spegnendo tutte le insegne luminose pubblicitarie, riducendo l’illuminazione dei palazzi delle abitazioni – soprattutto nelle ore centrali della notte – e limitando l’uso smodato dell’aria condizionata, ora che ci avviciniamo alla stagione estiva. Iniziando la Quaresima di questo tristissimo 2022 con un forte appello alla frugalità, potremmo parzialmente trasformare una tragedia in una risorsa per riscoprire valori troppo spesso dimenticati. Forse, spegnendo le inutili luminarie cittadine, potremmo rivedere le stelle e unirci così spiritualmente ai nostri fratelli che, nelle ore buie del coprifuoco, guardano anche loro con speranza allo stesso Cielo.

Piero Benvenuti


Se un grande astrofisico come lei, caro professor Benvenuti, propone una via all’insegna della solidarietà e della frugalità per tornare a «rivedere le stelle» uscendo dalla nebbia mortale degli atti e delle parole di guerra, dovrebbero tutti ascoltare con attenzione. Io lo faccio, con gratitudine. E non solo per una coincidenza di vedute confermata dal fatto che la sua lettera mi raggiunge mentre in pagina – su “Avvenire” di ieri, 2 marzo – c’è il mio dialogo con lettori che battono sullo stesso tasto: risparmiamo energia per aver meno bisogno di gas ed evitiamo, così, di contribuire, coi nostri soldi, a “fare il pieno” ai carri armati lanciati da Vladimir Putin contro l’Ucraina e ad armare le bombe che si abbattono su Kiev e sulle altre città sotto attacco.

Può apparire un gesto quasi banale e troppo piccolo quello di abbassare la temperatura del riscaldamento o di spegnerlo del tutto. Ma è certamente umile e nonviolento. E se fatto in modo corale da tanti, da tantissimi – decine di milioni famiglie europee, sperava ieri nella sua lettera, il signor Carenzi – da piccolo che è diventerebbe gigantesco, e straordinariamente efficace. Come mi ha scritto, sempre ieri, la signora Maria Elena Cavicchi, è un modo per «votare con il portafoglio» contro la guerra. Proprio così: è una maniera per anticipare “dal basso”, in modo popolare, quella risposta disarmata eppure di grande impatto all’aggressione contro l’Ucraina indicata, tra gli altri, da Jean-Paul Fitoussi (che non è un oracolo, ma un grande economista che sa di grande politica e che, ancora ieri, è stato intervistato dal nostro bravo Luca Mazza). Mi fa piacere che una parlamentare europea influente come Patrizia Toia la rilanci nell’intervento che pubblichiamo oggi a pagina 11. La Ue e l’Italia, che in questa occasione sanno molto bene di non poter usare (e che non dovrebbero far usare) armi, hanno il dovere di caricarsi la loro parte del fardello della crisi che ha riportato la guerra aperta sul suolo europeo. E di farlo anche rinunciando per davvero al gas russo. Mi piace l’idea di essere parti attive non belligeranti. Costa, ma serve alla pace. E, se sapremo tener dritta la barra della transizione verde, come ha spiegato Leonardo Becchetti in un editoriale pubblicato domenica 27 febbraio, serve pure all’ambiente. Penso anche che pagare, per scelta, un 'prezzo collettivo' assieme al popolo russo, penalizzato per le decisioni belliche di chi lo governa col pugno di ferro, e spiegare tutto questo a chiare note, darebbe un altro senso alle sanzioni contro il sistema putiniano (statale e no) ma inevitabilmente anche contro la gente semplice. I russi, europei come noi, non sono nemici dell’Ucraina e nemmeno nostri.

Torno, infine, su un prezioso dettaglio della proposta che argomenta nella sua lettera: per risparmiare energia e comprare meno gas, bisognerebbe spegnere anche certe «inutili luminarie cittadine». Già, più che giusto. E potremmo persino riuscire a guardare di nuovo – alla sua scuola, caro professore – nelle profondità del bellissimo cielo che sovrasta la tormentata terra degli uomini e delle donne.

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