Sotto la Croce a chiedere il dono della pace
venerdì 18 aprile 2025

Gli evangelisti hanno scritto che il giorno della morte di Gesù si fece buio fino alle tre del pomeriggio: nelle ore di luce più intensa, Gerusalemme era nelle tenebre. Mi sono sempre chiesto cosa avesse provato la gente di quel tempo in quelle ore. Noi sappiamo che stavano vivendo l’attesa della luce, quella Luce che avrebbe cambiato la visione del mondo. Ma loro? Hanno provato stupore, paura, meraviglia, speranza di novità buone? Quando la terra ha smesso di tremare, hanno ripreso la loro vita in modo diverso, hanno compreso che tutto era cambiato?
Le domande dell'umanità di allora non possono essere quelle di chi vive la storia oggi. Chiediamoci se, grazie a Cristo, abbiamo fatto abbastanza per sconfiggere la guerra, chiediamoci se abbiamo "digiunato" dal cibo scaduto e corrotto dell'odio e della vendetta, se abbiamo finito di soddisfare la sete di potere.
Il triduo pasquale è un insieme di attesa, di dolore, di paura, di gioia, di speranza a Gerusalemme. In un tempo difficile, i cristiani hanno avuto la grazia di celebrare insieme i riti pasquali nel rispetto e nella condivisione di un'unica fede. È una grazia perché il sostegno e la solidarietà sono segni importanti quando si soffre. È bello sentirsi fili uniti a formare un'unica tunica tessuta senza cuciture e divisioni.
Gerusalemme è il centro di un universo complesso e particolare: le festività comuni nei tempi ad ebrei e cristiani rendono la città Santa ricca di suoni e di colori. È Festa ma non si può gioire se conosciamo la sofferenza di tante vite e il dolore per tante morti. Non è semplice descrivere la sensazione di solitudine quando si è circondati da tanta gente. Cristo era solo quando si rifugiò nella preghiera nell'orto del Getsemani, era solo anche quando affrontò il tradimento, era solo sulla croce ad affrontare il dolore umano. Il tempo della sofferenza è anche il tempo della solitudine, ma non può essere il tempo dell'abbandono. Nostro Signore ci ha lasciato il messaggio d’amore fiorito sulla croce: il “Tutto è compiuto” si completa con la richiesta di perdonare chi ha compiuto il male.
L’umanità ferita ha più che mai bisogno della vicinanza e della solidarietà, di una luce che venga puntata costantemente sull’ingiustizia della sofferenza che subisce e che non si ferma. Scene di violenza senza fine sconvolgono e fanno perdere la speranza. Siamo sotto la Croce a chiedere il dono della pace che passa attraverso il perdono per le offese ai corpi e alle menti dei bambini, degli innocenti e degli indifesi. Non è semplice cercare parole per esprimere l’indignazione per la violenza che non abbiano suoni e significati altrettanto violenti. Non è possibile rimanere in silenzio perché l'impotenza di fermare il male può far perdere la speranza. Buio, silenzio, disperazione sono sentimenti compatibili con il venerdì della passione e morte di Gesù, il suo amore incondizionato ci aiuti a superare le incertezze e la solitudine trasformandole in speranza e in carità. Raccogliamo dalla croce il frutto della verità e della giustizia perché Gaza e altri luoghi di guerra rinascano a nuova vita!
Vicario della Custodia di Terra Santa


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