mercoledì 8 febbraio 2012
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Caro direttore,
davvero gestire una scuola paritaria complessa con diversi ordini di scuola sembra talvolta una missione impossibile, eppure quando lo scoramento sembra prevalere, succede quanto le racconto qui di seguito. Sto svolgendo in queste settimane molti colloqui con famiglie che hanno fatto la pre-iscrizione alle nostre scuole o che chiedono di saperne di più. Sono sempre belle occasioni e io ci metto tutto quello che ho in termini di cuore e di esperienza. Una sera ho un appuntamento con una coppia di giovani sposi che hanno iscritto il figlio alla prima classe della primaria. A una delle nostre impiegate hanno riferito di avere bisogno di un aiuto. In queste occasioni sono sempre molto combattuto: da un lato occorre usare una particolare delicatezza e non fare pesare alla famiglia la richiesta, dall’altro debbo tenere conto che non amministro soldi miei e che particolari agevolazioni si riversano sugli altri genitori. Entrano quindi in ufficio due giovani con due bambini: uno è il nostro futuro alunno, mentre l’altro non ha ancora tre anni. Mi spiegano con una tenerezza davvero commovente che sono due operai; mi presentano la dichiarazione Isee, mi fanno presente che per il nostro alunno avranno bisogno della mensa, del doposcuola e persino del tempo lungo, tenuto conto degli orari di lavoro di entrambi. Io racconto di me, e poi del San Tomaso e delle scelte fatte da più di 10 anni fa a favore delle famiglie, insomma un modo per conoscerci e non fare pesare più di tanto la richiesta. Poi alla fine presento loro una proposta che, per essere di aiuto, tiene conto di quella realtà. Rimango invece interdetto perché, a questo punto, gli occhi della giovane mamma si riempiono di lacrime e io mi sento a disagio. Forse non ho usato la delicatezza necessaria, forse non si è capito bene la disponibilità di una Scuola che non è certo ricca di risorse. Quindi mi scuso con la signora che però mi ferma subito: «Sono io che le chiedo scusa, ma le mie sono lacrime di gioia. È tutta la settimana che penso a questo incontro e temevo che non si sarebbero determinate le condizioni per rendere effettiva la iscrizione di mio figlio. Desidero che frequenti il San Tomaso perché anch’io e mio marito ci siamo formati in una scuola simile e la portiamo ancora nel cuore». Sono uscito per tornare a casa e, una volta tanto, ho ringraziato con totale trasporto il Signore che mi fa incontrare dei giganti. Poi mi è venuto in mente che io e tutti noi parliamo sempre di libertà di educazione, con trasporto e convinzione! Un bene grande per il nostro Paese. E ho pensato che ne vale sempre la pena, pur fra tante difficoltà, perché la libertà di educazione io l’ho addirittura incontrata nelle tenere persone dei due sposi e dei loro piccoli!
Maurizio Rizzolo, presidente degli Istituti Scolastici - San Tomaso - Correggio (Re)
Penso che questa lettera e la storia vera che racconta possa far bene a chi continua a parlare (e straparlare) delle scuole cattoliche come di un "corpo estraneo" nel sistema pubblico di istruzione del nostro Paese. Grazie, caro Rizzolo. È vero: chi frequenta e fa frequentare ai propri figli scuole come il San Tomaso è un "privilegiato". Ma non certo nel senso sbandierato da chi non sa (o non ricorda) quale concezione alta e rispettosa i cattolici abbiano della missione educativa eppure giudica e sentenzia a sproposito. Buon lavoro, a lei e a tutti i suoi collaboratori.
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