martedì 2 agosto 2016
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Caro direttore
 
qualche anno fa Tvl di Pistoia per il il Venerdì Santo metteva musica classica e oscurava le trasmissioni in segno di "lutto"; oggi quando ci sono sciagure come quelle molto recenti, alcune tv sembrano accendersi di più. Lei, che è uomo di comunicazione ha capito dove inizia il cordoglio vero e dove la "finalità industriale" (di utile aziendale)? Personalmente, dopo i ringraziamenti per gli ascolti alti a seguito del terremoto de L’Aquila di Gianni Riotta, allora direttore del Tg1, ho risolto informandomi sul Televideo e tramite giornali, cercando di riflettere in silenzio. Si parla di morti vere non di un videogioco.
Marco Sostegni, Vinci (Fi)
 
Mi convince l’immagine delle tv che in caso di tragedie «sembrano accendersi di più», caro amico. C’è davvero il rischio che in questo ci sia più di un "aziendale" (e cinico) calcolo. Ma si metta nei panni di noi giornalisti, ovunque lavoriamo: in certi frangenti come potremmo in coscienza tacere, chiudere i nostri e gli altrui occhi, non far sapere? Il cuore del problema è la giusta misura e il rispetto umano (che comprende il diritto fondamentale di ogni lettore/spettatore/ascoltatore alla verità dei fatti e all’onesta chiarezza delle opinioni). Credo che a questo richiami la sua triplice voglia di informazione, silenzio e riflessione. I giornali di carta come "Avvenire", in tal senso, se fatti come si deve, coniugano perfettamente le sue tre sacrosante esigenze. Un motivo in più per continuare a usarci, e a preferirci. (mt)
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