mercoledì 25 agosto 2010
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La terza parola del cuore dopo Ossessione e Agio, è Volontà. Al Meeting ci sono oltre tremila volontari e tutti sono però contro il volontarismo. Strano? Il volontarismo è il contrario della volontà. Un tempo si usava più spesso l’espressione "buona volontà", frutto pure di traduzioni non del tutto esatte del passo evangelico sugli angeli che annunciano il Natale. E si diceva: occorre un po’ di buona volontà. Solo che siccome a dirlo erano troppo spesso zie, professoresse insipide, preti noiosi o moralisti furbastri, allora l’espressione è scaduta, ridotta a macchietta. Eppure sì, occorre la buona volontà. Che appunto è il contrario del volontarismo. Infatti - come gli antichi e i medievali sapevano meglio di noi - la "voluntas" è la molla più profonda dell’uomo, il luogo dello spirito in cui si decide. Anche l’amore, per i padri medievali, faceva parte della voluntas. Insomma, la voluntas è il posto dove muovono i primi passi le decisioni e gli atteggiamenti fondamentali della vita di un uomo. Il volontarismo invece no, è piuttosto un atteggiamento finale, assunto in nome di una serie di considerazioni, di misure, di convenienze. È per così dire uno sforzo fatto in nome di un bel po’ di considerazioni morali - magari pure giuste - sul bisogno altrui, le necessità, etc. Invece il volontario del Meeting non si mette in moto per una serie di considerazioni alla fine delle quali ritiene opportuno fare lo sforzo di dare un po’ di tempo gratis. Fa scattare la sua voluntas per una mossa primaria del cuore, per una simpatia immediata a chi gli chiede questa offerta di tempo, per un gusto già almeno assaporato fino nel più profondo del suo amore. Non lo convincono i tanti metri quadri da spazzare, o le molte piadine da scaldare o la fame dei "meetingueros" accaldati. No, è già convinto prima, nella voluntas. Da qualcosa che lì si muove, o meglio da Qualcuno che fino a lì si sta introducendo.
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