martedì 17 giugno 2025
Il Pontefice ha chiesto ad ogni Paese di sostenere la pace: è questo il primo impegno di chi ha responsabilità di governo
La distribuzione di aiuti umanitari a Jabalia

La distribuzione di aiuti umanitari a Jabalia - ANSA

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Il Santo Padre, dopo gli ulteriori venti di guerra, ha chiesto responsabilità e ragione. Leone XIV con fermezza chiede interventi veri per soluzioni possibili al dramma delle guerre, che si allargano su più fronti ma non diminuiscono di intensità. L’attenzione e la preoccupazione guardano ad altri spazi mentre continua senza sosta la tragedia di Gaza: la gente è disperata e stremata. In Cisgiordania la povertà ha raggiunto tante famiglie, limitate nella libertà e senza lavoro. Gerusalemme è chiusa, non si può uscire di casa per le necessità più urgenti e per andare a lavorare, anche i dipendenti della Custodia non sono riusciti ad arrivare sul posto di lavoro. La Città Santa è blindata, il Santo Sepolcro e i Luoghi Santi di altre città sono chiusi anche nel giorno in cui le comunità si riuniscono intorno alla mensa eucaristica.

La Terra Santa soffre per le ferite di tanti anni trascorsi fra conflitti e tensioni, cerca di curarle, di non farle infettare, di farle rimarginare, sperando che le cicatrici rimangano superficiali, visibili solo per ricordare la guarigione, senza trasformare la sofferenza e il dolore in odio e vendetta.

Questa terra benedetta accoglie e rapisce. Senti di appartenere a questi luoghi anche se qui i tuoi genitori non ti hanno dato la vita. Senti di essere figlio e fratello del prossimo anche se condividi tempo e spazi con chi non ha la tua nazionalità e la tua fede. È questo il miracolo della terra che ha “sentito” i passi di Gesù, che ha visto il percorso terreno della sua vita, che ha raccolto l’eredità della sua passione e morte. La Chiesa universale guarda alla Terra Santa come faro per ripercorre il cammino della salvezza, il mondo intero la vorrebbe terra di pace.

Gran parte di questa terra è distrutta da strumenti di morte che passando seminano morte, seppelliscono storie di vita insieme a desideri e ricordi. Le case, le scuole, gli edifici crollati nascondono progetti e speranze che potranno tornare a vedere la luce solo se l’umanità riuscirà a fermare il male. È crollato il tetto della casa comune, il mondo, mentre le fondamenta rimangono saldamente ancorate nella terra amata. Quello che conosco e che vedo di questa terra è lo stesso scenario che altre terre e altri popoli stanno vivendo a causa degli interessi di pochi che hanno il potere di decidere la morte e la vita di tanti. Penso che la sofferenza e il terrore, il dolore e la paura sono comuni a tutti i popoli che subiscono la violenza della guerra.

Chi muore, chi soffre, chi è ancora sotto le macerie, chi ha perso affetti e sicurezza fa parte della stessa umanità anche se è nato e vissuto a migliaia di chilometri di distanza. Chi perde un figlio ha il cuore straziato ovunque abiti, in ogni angolo della terra. Chi ha fame, ovunque si trovi, sente questo bisogno vitale e l’umiliazione di dover chiedere da mangiare. Il Santo Padre ha chiesto ad ogni Paese di sostenere la pace: è questo il primo impegno di chi ha responsabilità di governo. Seminare e far germogliare la pace ha bisogno che il rispetto della vita sia garantito continuamente dal controllo della comunità internazionale, da azioni diplomatiche costanti, da aiuti umanitari essenziali alla dignità umana. Rispetto e aiuto nel bisogno non sono mai abbastanza. Ora c’è bisogno “solo” di responsabilità e ragione.

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