venerdì 25 novembre 2022
L’impatto di una riforma tributaria sulla vita e le scelte dei genitori
Il sistema fiscale francese permette il cumulo delle entrate della famiglia e taglia le tasse in base al numero di figli. Chi guadagna meno è incentivato a stare a casa? Non è certo

Il sistema fiscale francese permette il cumulo delle entrate della famiglia e taglia le tasse in base al numero di figli. Chi guadagna meno è incentivato a stare a casa? Non è certo - Siciliani

COMMENTA E CONDIVIDI

Da quando il governo ha rimesso il quoziente familiare (Qf ) al centro del dibattito, la discussione si è spesso arenata sull’obiezione che esso potrebbe scoraggiare il lavoro femminile. È necessario ribattere in maniera decisa a questa obiezione se si vuole sviluppare in Italia un sistema fiscale davvero a misura di famiglia. Il Qf – lo ricordiamo – è un modo per calcolare la tassazione non già incentrato sull’individuo ma piuttosto sulla famiglia e tiene conto, con un unico strumento, sia dell’equità verticale (ovvero l’idea che famiglie più ricche debbano pagare proporzionalmente di più delle famiglie povere) sia dell’equità orizzontale (ovvero che a parità di reddito, una famiglia con più componenti debba pagare meno tasse di un single). Oggi la tassazione in Italia avviene in maniera molto diversa: si calcolano le tasse sulla base dei redditi dei singoli componenti di una famiglia, si applica poi una risibile detrazione se uno dei coniugi non lavora e infine si trasferiscono alla famiglia delle risorse in presenza di figli di meno di 21 anni tramite l’appena introdotto Assegno unico e universale (Auu).

Ma torniamo alla questione del Qf e del suo ruolo rispetto alla partecipazione femminile al mercato del lavoro. Per capire questa obiezione si prenda un caso di una famiglia monoreddito dove il marito oggi guadagna una somma consistente, diciamo di 60mila euro lordi all’anno, e la moglie – definita in gergo il secondo percettore – non lavora e però sta considerando se accettare un lavoro poco retribuito (diciamo 15mila euro all’anno). Con il sistema della tassazione individuale su cui si basa attualmente l’Irpef, se la moglie cominciasse a lavorare, domani affronterebbe una aliquota media bassa perché, fino a circa 8mila euro c’è la no tax area e per i restanti 7mila euro si applicherebbe il primo scaglione dell’aliquota pari al 23%. In un regime di Qf – dicono i critici – un eventuale nuovo reddito che si aggiungesse a quello del marito comporterebbe l’ulteriore aumento del reddito familiare a 75mila euro comportando pertanto per la moglie di affrontare un aliquota media ben più elevata, e quindi un salario netto inferiore e questo finirebbe per scoraggiare – sostengono sempre i critici del Qf – la decisione di lavorare della donna. Questa critica va, però, messa in prospettiva e smontata con pazienza.

Dobbiamo per forza partire dall’effetto principale del Qf che è quello di conferire sostanziali benefici fiscali alla famiglia. Con il Qf quella famiglia pagherebbe complessivamente meno tasse perché il reddito familiare di 60mila euro o 75mila euro sarebbe tassato con un aliquota media inferiore proprio grazie al Qf. Ricordiamoci che la stessa Corte costituzionale ha più volte ribadito che «l’attuale trattamento fiscale della famiglia penalizza i nuclei monoreddito e le famiglie numerose» (sentenza n. 358/1995 che ripercorre le numerose volte che il tema è stato ribadito dalla Corte stessa) e perciò non rispetta il principio costituzionale di equità orizzontale. C’è quindi un effetto principale del Qf che è quello di favorire fiscalmente le famiglie per una questione di equità e anche di incentivo a formare nuove famiglie e c’è un effetto ipotizzato secondario che riguarda la partecipazione del secondo percettore di reddito al mercato del lavoro.


L’obiettivo di perseguire l’equità orizzontale e la piena valorizzazione del ruolo della famiglia nel tessuto sociale ed economico del Paese non deve fermarsi per timore di un eventuale effetto secondario

Ammesso e non concesso che questo effetto secondario esista, dobbiamo, allora, ricordare che tutte le misure a sostegno della famiglia – e non solo il Qf – scoraggerebbero il secondo percettore di reddito dall’entrare nel mondo del lavoro. Nonostante sia ancora sottovalutato, il ruolo della famiglia nel nostro sistema fiscale è comunque presente in alcune misure quali 1) la detrazione per il coniuge a carico (misura modesta di 800 euro per redditi bassi); 2) il Reddito di cittadinanza che aumenta all’aumentare del carico familiare (ma solo fino ad un massimo di cinque componenti), e 3) l’Isee che costituisce un parametro di riferimento per ricevere alcuni benefici quali l’Auu e lo stesso Rdc (anche se con dei quozienti che le associazioni familiari hanno spesso dichiarato essere troppo bassi).

L’obiezione che si muove oggi al Qf si estende a tutte queste altre misure perché in ogni caso l’entrata nel mondo del lavoro del secondo percettore farebbe cadere la detrazione per coniuge a carico e innalzerebbe l’Isee facendo quindi venire a mancare i benefici legati a esso come il Reddito di cittadinanza e l’Assegno unico. Cosa dovremmo fare quindi? Dicano critici, che oggi si schierano contro il Qf, se parimenti intendono mettere da parte diversi obiettivi costituzionalmente garantiti tra i quali l’agevolare la formazione delle famiglie (Art 31); il garantire l’equità orizzontale nella tassazione (Art 53) e l’assicurare contro la disoccupazione involontaria (Art 38) al fine di contenere un presunto effetto secondario sulla partecipazione femminile al mercato del lavoro.

Gli aggettivi presunto e secondario non sono stati usati a caso. Per quanto l’effetto scoraggiamento sul secondo percettore di reddito sia teoricamente ipotizzabile, non esistono studi specifici sull’effetto del Qf che, di fatto, esiste solo in Francia. Sappiamo per certo invece che i Paesi che adottano sistemi di Qf (Francia) oppure sistemi simili (Usa e Germania) hanno tutti – come è stato documentato e ricordato più volte su queste colonne – tassi di partecipazione femminile superiori al nostro. Sappiamo inoltre da studi meno specifici sull’elasticità dell’offerta di lavoro alla tassazione che c’è una risposta molto varia (si veda Neisser 2021), e che in ogni caso l’elasticità dell’offerta femminile si sta riducendo molto e avvicinando a quella degli uomini (si veda, ad esempio, Blau e Kahn, 2005) in linea con i cambiamenti significativi in atto anche nella nostra società. In altre parole, così come gli uomini non cambiano o cambiano di poco la quantità di ore che lavorano in risposta ad un cambiamento delle imposte, così è ragionevole pensare che anche le donne, sempre più protagoniste attive del mondo del lavoro e sempre meno inclini a rinunciare alla loro carriera per dedicarsi all’attività domestica, potrebbero finire per comportarsi nella stessa maniera, non facendosi influenzare da un eventuale introduzione del Qf.


Così come gli uomini cambiano di poco la quantità di ore che lavorano in risposta a un cambiamento delle imposte, è ragionevole pensare che anche le donne, oggi molto più inclini a lavorare, arrivino a comportarsi nella stessa maniera

Se questi effetti avversi si dovessero peraltro verificare, si potrebbero apportare dei correttivi, quali ad esempio lasciare la scelta di aderire al regime del Qf come opzionale; oppure introducendo la tassazione differenziata del lavoro femminile come proposto in passato da Alesina ed Ichino (in questo caso si dovrebbe computare solo una frazione del reddito femminile nel reddito familiare su cui poi applicare il Qf) oppure adottando in luogo del Qf il cosiddetto Fattore Famiglia di cui si è fatto in passato promotore il Forum delle Associazioni Familiari.

Insomma, l’obiettivo di perseguire l’equità orizzontale e la piena valorizzazione del ruolo della famiglia nel tessuto sociale ed economico del Paese passa necessariamente da un sistema fiscale che sia coerentemente e consistentemente pro famiglia e non deve fermarsi per timore di un eventuale effetto secondario sulla partecipazione del secondo percettore di reddito al mercato del lavoro, effetto che può essere comunque gestito.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: