sabato 8 maggio 2010
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Caro direttore,vorrei replicare alla lettera pubblicata ieri a firma Silvana Rapposelli, dal titolo "Un esempio di buona sanità in Lombardia". Potendo scegliere, (non sempre si può) andrei a farmi curare in un ospedale pubblico. Essendo di provenienza lombarda e vivendo da 30 anni a Bologna, so bene che siamo di fronte ad una sanità che funziona. Il punto affrontato nella trasmissione di domenica scorsa però è il modello, quello di mettere pubblico e privato sullo stesso piano, e l’intenzione di esportarlo in tutte le regioni. Quello che è stato documentato è che siamo di fronte ad un sistema che assorbe dal pubblico tutto quel che è conveniente in termini di rimborsi, e le strutture pubbliche si ritrovano caricate di quelle prestazioni che nessuno vuole perché poco remunerate, e con sempre meno investimenti. Questo, secondo noi, sulla base della documentazione raccolta e mostrata, è un modello che fa l’interesse dei privati (ormai la sanità è diventata il grande affare) e non quello dei cittadini. E quando in ballo c’è la salute, questo sospetto non dovrebbe esserci. Che poi in Sicilia, in Calabria, in Campania, nel Lazio la sanità sia disastrosa e i conti in rosso, è un’altra storia, che abbiamo peraltro trattato più volte senza sconti per nessuno, l’ultima esattamente a dicembre scorso. Cordialmente,

Milena Gabanelli

Ringrazio l’ottima collega Gabanelli per l’attenzione riservata ai lettori di Avvenire. E accetto volentieri di registrare la sua sottolineatura da giornalista e le sue preoccupazioni da cittadina. Sottolineo, a mia volta, solo un punto: la signora Rapposelli nella lettera che ci ha scritto ha testimoniato dell’efficacia del sistema sanitario lombardo, che integra e fa cooperare – e lei da paziente l’ha provato in prima persona – strutture anche di proprietà privata, ma ugualmente «pubbliche». Se il lavoro di inchiesta di "Report" sarà utile – secondo le migliori tradizioni di questo programma – per far emergere problemi e contraddizioni e, dunque, suggerire interventi correttivi e migliorie a livello di regole e di gestione, immagino che nessuno se ne dorrà. Certo non i cittadini-pazienti-contribuenti che chiedono buona amministrazione e una sanità «sana», e come quella di Lombardia e di altre regioni, ben funzionante.
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