venerdì 14 gennaio 2011
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Caro direttore,la mia vuol essere una semplice "lettera di simpatia", forse tra il buonismo e la bontà. Se la simpatia – imparentata con la carità – è una virtù che spesso non si rintraccia nei rapporti dei comuni mortali, è un atteggiamento ancor più assente nelle relazioni con i cittadini chiamati ad esprimere la carità politica, reciprocamente data e accolta, per il bene comune. La mia impressione (vorrei sbagliarmi) è che i "politici" siano le persone meno gratificate da una comune simpatia dei loro concittadini, tranne ovviamente quella che nasce – ma è vera "simpatia"? – dalla consonanza con l’uno o con l’altro schieramento. Sono persuaso, invece, che questa virtù parente prossima della carità vada praticata nei confronti di quegli uomini e di quelle donne (tutti e tutte, nessun escluso), il cui mandato viene dalla gente ma il cui potere scende da Dio: Gesù nel Vangelo lo insegna, con la sua ferma schiettezza e con il suo parlare rispettoso. Portando un solo esempio di simpatia: chi prega per i politici di "destra", del "centro" o di "sinistra"? Grazie a Dio, la liturgia lo fa con orazioni serene e con invocazioni (talvolta) nella Preghiera universale durante la Messa. Ma nelle preghiere individuali dei singoli cittadini? … Non intendo scomodare Platone secondo il quale la vita politica è tripartita in chi comanda, in chi combatte e in chi lavora! Lascio piuttosto la parola a un Papa, che nel suo tempo non aveva a che fare con "politici" (imperatori) simpatici verso il cristianesimo: Clemente I, uno dei primi pontefici della Chiesa cattolica (sec. I); così egli pregava per coloro che avevano la missione del governo politico: «O Signore, dona loro salute, pace, concordia, costanza, affinché possano esercitare, senza ostacolo, il potere sovrano che loro hai conferito. Sei tu, o Signore, re celeste dei secoli, che doni ai figli degli uomini la gloria, l’onore, il potere sulla terra. Perciò dirigi tu, o Signore, le loro decisioni a fare ciò che è bello e che ti è gradito; e così possano esercitare il potere, che tu hai loro conferito, con religiosità, con pace, con clemenza, e siano degni della tua misericordia». E se questa preghiera – o un’altra simile – oltre che i normali cittadini la facessero anche i loro "politici"?

don Giancarlo Boretti, Milano

Trovo molto bella, caro don Giancarlo, questa sua riflessione. Abbiamo bisogno di ritrovare "simpatia" per l’impegno politico, che Paolo Vi definiva la «più alta forma di carità». E la "simpatia" più intensa e significativa, per noi cristiani, è quella che abita anche nella nostra preghiera. Se, poi, cittadini e politici pregassero oggi come Papa Clemente insegnava e lei suggerisce, vorrebbe dire che ci stiamo avviando su una buona strada, quella del vero rispetto. Il rispetto che la politica merita e che i politici devono sapersi meritare. Non c’è buonismo, in questo, ma un’attesa esigente e davvero impaziente. (mt)
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