mercoledì 10 giugno 2015
COMMENTA E CONDIVIDI
Lo scandalo di "Mafia Capitale" è un esempio di come mercati sottili, opachi e con scarso controllo sociale sono più permeabili alla corruzione. È vero che nei casi emersi eravamo formalmente in presenza di "gare pubbliche", ma di fatto, nel modello che abbiamo dovuto ascoltare nelle eloquenti intercettazioni rese note, il politico "X" faceva vincere il bando all’impresa "Y" in cambio del supporto economico che l’impresa "Y" forniva al politico stesso. Una competizione in apparenza aperta era in realtà diventata un mercato sottile, dove l’acquirente unico pubblico sceglieva sempre lo stesso offerente scoraggiando di fatto i potenziali competitori. Alcuni addetti ai lavori erano probabilmente a conoscenza dell’andazzo che invece alla stragrande maggioranza dei cittadini è diventato noto solo dopo lo scoppio dello scandalo. La riforma del Terzo Settore è un’occasione importante per rendere i mercati meno sottili e per evitare che le imprese che erogano beni e servizi sociali debbano attingere a un unico forno. In un futuro, con maggiori possibilità d’ibridazione, i forni potrebbero essere quattro. Oltre a quello tradizionale dell’appalto pubblico deve esserci spazio per l’appello diretto al finanziamento dei privati che si arricchisce di nuove modalità di fundraising, la raccolta fondi, (dal tradizionale 5 per mille al sostegno mirato per singole iniziative sollecitato dalle nuove piattaforme di crowdfunding). C’è, poi, la possibilità di partnership con imprese profit che sono spinte (dal "voto col portafoglio" di fondi d’investimento e di cittadini responsabili) a integrare sempre di più pratiche di responsabilità sociale e ambientale nella loro condotta. Impressionante, da questo punto di vista, la svolta generata dal Montreal Pledge, l’accordo del 2014 di una rete di fondi d’investimento che aggrega circa 3 trilioni di dollari di masse gestite, che ha deciso di misurare l’«impronta di carbonio» del proprio portafoglio e di ridurla progressivamente. Ciò implica nei fatti disinvestire dalle aziende più inquinanti (come nella clamorosa decisione del fondo statale norvegese di uscire dalle fonti fossili) spingendo inevitabilmente le grandi aziende quotate che raccolgono risparmio sui mercati finanziari verso una maggiore responsabilità ambientale. Il quarto forno è la possibilità per le stesse organizzazioni sociali di creare valore vendendo beni e servizi sul mercato per autofinanziare la propria attività sociale o, addirittura, di perseguire la propria attività sociale attraverso la creazione di valore responsabile o low profit, cioè non ossessionato dal profitto. Nei processi d’ibridazione c’è il rischio che diventino protagonisti anche lupi travestiti da agnelli, che non sono affatto degli ibridi, che alzano bandiere ideali in cui non credono (e che tradiscono) e accedono ad agevolazioni che non meritano. Sta al regolatore, ai poteri democratici, evitare che questo accada. Ma la possibilità di attingere da quattro forni invece che da uno solo è un’opportunità importante per ridurre dipendenza e collateralismo. Mercati meno sottili e la diversificazione delle fonti di finanziamento spingeranno verso maggiore professionalità e qualità. E maggiori forme di controllo pubblico e sociale saranno comunque necessarie per evitare comportamenti fraudolenti che possano intaccare il bene pubblico della reputazione dell’intero settore. Abbiamo accennato al rischio, purtroppo concreto, di incentivare un’organizzazione sbagliata ma è un rischio che va corso perché le opportunità sono enormi. È ampiamente dimostrato in teoria e verificato in pratica che con piccoli incentivi monetari per chi "vota col portafoglio" per i prodotti socialmente ed ambientalmente sostenibili si realizzano enormi spostamenti di domanda di mercato.L'esempio di maggior successo è quello del 'conto energia' (incentivi per chi installa eolico o fotovoltaico) implementato in 63 giurisdizioni diverse nel mondo con effetti imponenti sullo sviluppo delle energie rinnovabili. Possiamo muovere rapidamente verso un mondo dove le imprese profit sono spinte ad aumentare la loro responsabilità anche per la pressione dei cittadini e dove le imprese non profit trovano nuove forme di finanziamento partecipando anche alla creazione del valore. Con un ruolo fondamentale del regolatore nello scrivere regole che accelerano tale processo. Ma dobbiamo accelerare ancora il passo, perché i poveri non possono aspettare e anche i processi di deterioramento ambientale non aspettano. Le parole del Papa nella prossima enciclica sull’ambiente che uscirà a metà mese (già anticipate e temute) non mancheranno di dare una scossa importante per rendere la nostra marcia più spedita.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: