Pensare la pace e manifestare la pace, con tutte le domande del mondo
sabato 5 novembre 2022

NON POTRÒ ANDARE IN PIAZZA MA CON LA PREGHIERA CI SARÒ
Caro direttore, desiderando partecipare alla manifestazione per la pace del 5 novembre ma non potendo esserci fisicamente, lo farò con la preghiera e inviterò a farlo. Sono nonna di quattro nipotini e tra poco ne nasceranno altri due. Per loro desidero un futuro ricco di bene e di pace, dove la comprensione e il perdono siano stile di vita a cominciare dalle nostre famiglie. Desidero inoltre ringraziare Silvia Vegetti Finzi che nel suo articolo: “La pace è pensiero e azione materna. Le donne lo sanno” (“Avvenire” del 2 novembre 2022) ci ha donato spunti di riflessione, per me inediti, sulla maternità.

Egidia Bonuzzi

LA COERENZA È UNA COSA SERIA I POLITICI IN PIAZZA SE LO RICORDINO
Gentile direttore, la lettera che le ha inviato il presidente del Movimento Nonvolento Valpiana e che lei ha pubblicato in una pagina di analisi, proposte e commenti dedicati alla pace su “Avvenire” del 4 novembre spero proprio che venga letta da tutti gli esponenti politici che parteciperanno alla marcia del 5 novembre nel cuore di Roma. Non sarebbe male neppure distribuirla domani con volantinaggio... Centra perfettamente il cuore, il significato della manifestazione. La coerenza – come anche lei, direttore, ha scritto molte volte – è una cosa seria. Saranno seri anche i politici presenti domani? Scusi se le scrivo così spesso, ma è un modo per sostenere il mio desiderio di essere “operatore di pace”...

Lorenzo Neri

SONO UN PACIFISTA FALLIMENTARE E PURE UN GEOGRAFO CHE VEDE BENE
Caro direttore, sono interessato a capire il messaggio che verrà sabato 5 novembre in piazza San Giovanni a Roma, così come ho seguito con interesse domenica 23 ottobre su RaiNews24 l'apertura dell’evento “Il grido della Pace” voluto e ben organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio su mandato ricevuto da Giovanni Paolo II dopo la prima grande Preghiera per la pace di Assisi nel 1986. Mi scusi direttore per l'estrema sintesi! Tutti gli interventi che ho ascoltato in quell’occasione (Andrea Riccardi e i presidenti Mattarella e Macron) mi sono sembrati molto sentiti ed esaustivi, ma tutti con un difetto diciamo originario che ha reso le proposte di pace poco percorribili. Infatti, non esistono guerre nazionalistiche, di religione o etniche. Le cause di tutte le guerre vanno individuate negli squallidi interessi economici, le altre motivazioni sono solo coperture. La Russia seconda potenza militare mondiale stava finora svolgendo un ruolo economico subalterno all'Occidente e alla Cina. Era schiacciata tra questi due schieramenti. Il metano nell'arco di 20 anni sarebbe stato sostituito dal litio. Il litio prenderà il posto del petrolio e delle fonti energetiche fossili e nucleari. Con il litio sarà possibile utilizzare al massimo le fonti energetiche rinnovabili (sole e vento). Il litio è presente in grandi giacimenti nel Donbass. La pace tra Ucraina e Russia si potrà ottenere ripartendo lo sfruttamento di queste miniere. Ma purtroppo occorreva una guerra per favorire colossi industriali che in futuro avranno inevitabili crisi. Occorreva favorire, per smorzare future e pesanti perdite, la produzione e l'uso intenso di armi convenzionali non più di recente progettazione e favorire la speculazione sulle fonti energetiche fossili (saranno sempre meno utilizzate) sia da parte occidentale che russa. Caro direttore, temo di essere un pacifista fallimentare e non sono affatto un complottista e mi dispiacerebbe se qualcuno lo dovesse pensare, sono solo un povero (spero non di spirito) e semplice geografo, studioso di macropolitica socioeconomica, ma soprattutto sono un credente che desidera vedere il messaggio e la testimonianza evangelica liberi da allucinazioni mascherate da tradizioni. Un abbraccio fraterno e buon lavoro

Marco Pennacchi

SACROSANTO MANIFESTARE DAL BASSO MA DEVONO MUOVERSI USA E CINA
Caro direttore, anche altri mezzi di comunicazione cominciano a parlare della grande manifestazione che si terrà sabato 5 novembre a Roma e in diverse altre città per chiedere la pace e contro la guerra in atto in Ucraina. Sacrosanta iniziativa per impedire lo spargimento di tanto altro sangue, di altre immense distruzioni, di sofferenze infinite e di disastri ambientali che minacciano l’esistenza della stessa razza umana. Ci saranno tanti striscioni a quelle manifestazioni, ma forse ne mancherà uno. Quello con la scritta a caratteri cubitali “COME?”, poiché le forze in conflitto non intendono dialogare e la Russia palesemente non ne ha intenzione, mentre l’Ucraina continua a essere martoriata nel suo territorio e come nazione... La pace a quali condizioni? Mi chiedo se quelle persone che andranno in piazza sanno cosa significhi questa parola. La pace va cercata con tutte le forze, ma credo che questa manifestazione, pur lodevolissima, porterà a poco se non interverranno la Cina e gli Stati Uniti su pressante invito delle Nazioni Unite.

Giovan Antonio Moretto

LA SVOLTA LONTANO DAL BARATRO PUÒ DARLA SOLO IL MONDO RELIGIOSO
Gentile direttore, riflettendo sugli sviluppi della guerra in Ucraina, mi sto davvero spaventando. «Non per amore di pace, che pure sarebbe la via maestra del futuro, se questo pianeta lo vuole avere, ma per puro interesse “esistenziale” dei loro popoli, Europa e Russia si devono “dichiarare pace”», ha scritto su “Avvenire” il filosofo Eugenio Mazzarella. La situazione è talmente seria, che le proposte di accontentare Vladimir Putin lasciandogli la Crimea e qualche altro pezzo del territorio ucraino sono solo esercizi di una logica semplicistica, lontana dalla realtà. Siamo ormai in una situazione diversa dalla crisi cubana in cui fu determinante la moral suasion di papa Giovanni, e anche dalla crisi che in India portò alla nascita del Pakistan con l’invito alla nonviolenza di Gandhi. Ci vorrebbero oggi personalità all’altezza morale di Giovanni XXIII e di Gandhi, e forse non basterebbero. Europa e Russia si devono dichiarare pace, ma solo una iniziativa che parta dal mondo religioso può riuscirci.

Giuliano Marrocco

IMPORTANTE INDICARE VIE PER USCIRE DALLA CHINA ROVINOSA DELLA GUERRA
Gentile direttore, secondo me è inutile manifestare in favore della pace se insieme non si propone un percorso per ottenerla. Siccome non si può abbandonare l’Ucraina a sé stessa, epperò – come sostenuto da molte parti – tutto è cominciato perché la Russia si sente minacciata dal crescente schieramento delle forze della Nato lungo i suoi confini occidentali, la manifestazione del prossimo 5 novembre potrebbe chiedere con forza alla Nato (e agli Usa in particolare) di dichiararsi disponibili, in cambio di un immediato cessate il fuoco, a negoziare una riduzione di questa presunta minaccia (per esempio, smantellando alcune basi, rallentando le procedure di ingresso nell’Alleanza di nuovi Paesi o comunque in modi che gli addetti ai lavori di una e dell’altra parte sanno benissimo quali possono essere). Così, pur non ritirando l’appoggio dell’Occidente alla legittima difesa Ucraina, si darebbe a Putin l’opportunità di rivendicare, nei confronti dei suoi, di aver ottenuto per la sicurezza del suo Paese un risultato decisamente apprezzabile e tale da giustificare la sospensione delle ostilità. Potrebbe così riprendere la trattativa di pace, ripartendo dagli accordi di Minsk 2015 sui territori contesi.

Armando Armando

SFIDARE NON SERVE, SERVE TRATTARE PER NON PIANGERE ANCORA I MORTI
Gentile direttore, condivido quanto scritto dal signor Andreoni nella lettera alla quale lei ha risposto giovedì 3 novembre. Aggiungo a proposito del personaggio Zelensky che di fronte a una questione di minoranze etniche col proprio ingombrante confinante (Putin) invece di trattare la pace, il presidente ucraino ha preferito sfidare e armarsi sempre di più, trascinando il suo povero popolo – unica e vera vittima – al disastro e alla morte. Un saggio governante invece di lanciare sfide, costruisce le condizioni per la pace. Perché “dopo” si tratta solo la resa e si piangono i morti.

Vittorio Naldoni

LA DIREZIONE INDICATA DA ZUPPI E LA GIUSTA VIA DEL CAMBIAMENTO
Caro direttore, che bella la lettera che il cardinale Matteo Zuppi ha scritto a chi sabato manifesterà per la pace. Un gesto di grande importanza quello del Presidente della Cei che aiuta a capire quanto il cuore dell'uomo sia fatto per la pace. Il cardinal Zuppi sa dire a tutti che dobbiamo finalmente riconoscere ciò che abbiamo dentro il cuore e che chiede di essere portato alla luce. C'è un passo per me specialmente commovente in quella lettera, là dove ricorda che «la pace non è un dato, ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno. Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo». Qui sta la questione decisiva, che la pace la portiamo nel cuore, ma non si realizza meccanicamente; la pace chiede che noi la costruiamo, che noi la edifichiamo pazientemente. Sono importanti le manifestazioni, le dichiarazioni, le prese di posizione, a esse dobbiamo aggiungerci noi, ognuno di noi. Di questo ha bisogno la pace: che ognuno inizi a guardare l'altro non come limite, bensì come ricchezza. Questo è l'inizio di un cammino di pace: un cambiamento di mentalità, uno sguardo positivo sull’altro!

Gianni Mereghetti


È più urgente che mai pensare la pace e manifestarla, impegnarci anima e corpo per essa. Proprio ora che almeno una delle 169 guerre che dividono e insanguinano l’umanità non possiamo proprio fare finta di non vederla… È essenziale schierarci per la pace, portandoci addosso tutte le domande del mondo, proprio come gli amici e le amiche che hanno firmato le lettere che accolgo oggi in questo spazio di dialogo. E siamo chiamati a farlo con tutta la possibile capacità di resistenza al fascino dello scontro armato e senza quartiere, condotto sino in fondo con l’orgoglio delle proprie ragioni. Lo dico ancora una volta: le guerre hanno sempre ragioni, ma non hanno ragione. E, come dice il Papa, sono ormai pura atrocità e pura follia. L’unica vittoria possibile è solo far finire il massacro.

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