lunedì 6 agosto 2012
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Caro direttore,
dai tg di un caldo 3 agosto e dai giornali del giorno dopo vengo a sapere, fin nei dettagli, Avvenire in testa, che le esecuzioni capitali nel mondo sono calate a 5.000, e che la maggioranza è ancora detenuta dalla Cina. Mentre la bella notizia veniva data, le televisioni ci hanno mostrano il viso soddisfatto di Emma Bonino e di Marco Pannella. Anche a me fa piacere questa notizia, ma non posso non notare il contrasto con i 120mila aborti annui, solo in Italia, che i nostri sopracitati hanno sempre considerato "conquiste di libertà". A me invece sembrano anche queste "esecuzioni capitali". Non è forse anche questo il segno di un impazzimento della ragione? Si è giustamente preoccupati di diminuire le pene di morte anche per delitti orrendi, o di combattere la vivisezione degli animali, ma guai a chi fa presente che forse bisognerebbe darsi da fare anche per arginare questa piaga che rende meno umana la nostra società.
Claudio Forti, Trento
 
Caro signor Forti, anche a noi la notizia del sensibile calo delle vittime della pena di morte (ovvero di chi muore a causa di norme omicide e dei boia che le attuano) ha fatto davvero piacere, proprio come a lei e a tutti i nostri lettori. Tant’è che le abbiamo dato spazio in prima pagina, accompagnandola con un bell’editoriale dello storico Marco Impagliazzo. Noi, che siamo per il rispetto pieno di ogni persona e per regole mai omicide al servizio dei singoli e delle comunità, noi che siamo contro tutte le esecuzioni di uomini e donne “imperfetti” (sia che si tratti di condannati per pesanti reati o di malati gravi o di seriamente disabili o di palesemente diversi e stranieri), noi che siamo contro l’uccisione, per aborto, di milioni e milioni di bambine e bambini non nati, noi non abbiamo problemi e non entriamo in contraddizione nel registrare con gioia l’arretrare della pena di morte e l’avanzare della civiltà della vita. Insomma, lei ha proprio ragione: certi politici radicali che condividono con noi solo la battaglia contro il patibolo qualche disagio potrebbero ben provarlo. A qualcuno tra loro, lungo il suo percorso esistenziale e d’impegno pubblico, è poi accaduto. Ed è stato un disagio illuminante, che li ha portati a cambiare occhi e passo e battaglie. Quindi, gentile amico, mai disperare. Non rassegniamoci alle tragedie dell’aborto e della pena di morte. E continuiamo, da cattolici, nel nostro impegno nella chiarezza che accoglie e valorizza, che riconosce e valuta, che include e non esclude.
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