mercoledì 7 novembre 2018
I disastri testimoniano il cambiamento climatici. Eppure la questione ambientale e le scelte personali non sono ancora parte della nostra vita quotidiana
La rimozione di macerie e detriti sul lungomare di Portofino (Ansa)

La rimozione di macerie e detriti sul lungomare di Portofino (Ansa)

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Le barche a Rapallo scaraventate sul lungomare. Le foreste in val di Fiemme schiantate come birilli. La villa a Casteldaccia travolta dal fango. Dalla Liguria alla Sicilia, passando per il Trentino, le istantanee dei disastri di una settimana di maltempo raccontano brutalmente una verità. Il cambiamento climatico non è argomento da vertice internazionale o da climatologi. Non lo è da tempo. Coinvolge e colpisce tutti. Eppure la questione ambientale e le scelte personali non sono ancora parte della nostra vita quotidiana. Anche nella comunità dei credenti. Nonostante la Laudato si’ del 2015 abbia imposto l’urgenza di un cambio di marcia – nella pastorale e non solo – collocando la tutela dell’ambiente in un quadro più ampio di conversione personale ed economica.

«È vero. Esiste un problema di educazione e formazione della comunità dei credenti», dice don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio per la pastorale sociale della Cei e docente alla Gregoriana di etica ecologica. «L’ultimo capitolo della Laudato si’ dice che non è un’optional di una cura pastorale incarnata nella storia. Una spiritualità ecologica oggi è assolutamente necessaria nella comunità cristiana». Per don Bignami l’errore è stato «ridurre tutto ad alcune questioni, come la raccolta differenziata o il risparmio delle fonti energetiche. L’ecologia integrale deve diventare una cifra che comprenda tutta l’esperienza pastorale: dall’accompagnamento delle famiglie alla gestione dei beni, dalla catechesi alla formazione scolastica. Compresa la dimensione vocazionale». Il docente della Gregoriana fa l’esempio del tema del lavoro: «In passato, spesso abbiamo contrapposto occupazione e salute. Se ci si chiude in questo angolo la conclusione è perdente. E la Chiesa sempre di più adotta un approccio alternativo, come ha messo bene in evidenza la scorsa Settimana sociale di Cagliari. Questo è il futuro».

L'enciclica di papa Francesco sicuramente ha contribuito a ricomporre la frattura tra ambientalisti e cattolici. I primi criticavano l’antropecentrismo, i secondi l’allarmismo demografico. Alfonso Cauteruccio è presidente di Geen Accord, associazione ambientalista di ispirazione cristiana. «Non tutti i pastori – dice – hanno capito ancora la centralità dei temi della Laudato si’, in un rapporto armonico col Creato e con la propria fede: Papa Francesco lega la tutela dell’ambiente alla testimonianza personale. Nel Giubileo della Misericordia ha aggiunto alle sette opere di misericordia l’ottava, la cura della casa comune. Ma la catechesi non ha ancora inglobato in modo approfondito questi temi, poco presenti nelle omelie». Ma Green Accord sottolinea «il grande risveglio delle testate cattoliche e dell’associazionismo. Ci sono germi per una diffusione capillare in ambito ecclesiale. Un fermento molto apprezzato dal mondo laico. Perché se non cresce la presa di responsabilità personale, non ne usciamo».

La cura del Creato senza alcun dubbio è da sempre un tema a cuore dei francescani. Sulla copertina del mensile San Francesco, rivista dei frati di Assisi, c’è una vignetta con un san Francesco preoccupato, tra rifiuti di ogni genere, con una pala in mano per a 'ripulire' i disastri ambientali causati dall’incuria dell’uomo. «Se non facciamo subito qualcosa – dice il direttore del mensile, il francescano padre Enzo Fortunato – andremo incontro alla definitiva catastrofe ambientale. Dobbiamo incarnare nelle scelte concrete e quotidiane la difesa dell’ambiente e l’educazione di una casa comune, iniziando dalle nostre abitazioni, dai nostri uffici, dalle strade che percorriamo in macchina o in bicicletta. Francesco d’Assisi reagisce con una sfida, con il criterio della responsabilità: la terra sia per noi sorella e madre».

Educare al fare, dunque. Cecilia Dell’Olio è la direttrice dei programmi europei del Movimento cattolico mondiale per i clima. «Il nostro Movimento è nato proprio per aiutare le comunità ad accogliere la Laudato si’. Abbiamo 650 membri che riflettono le diverse realtà ecclesiali: religiosi, laici, diocesi, scuole e università. Questa enciclica lega il grido dei poveri al grido della Terra. Noi offriamo proposte e percorsi, a partire dalla conversione ecologica dei nostri cuori. Dobbiamo fare nostre quelle lacrime: alla preghiera ecumenica di Assisi il 31 agosto abbiamo immerso le mani simbolicamente in un vaso pieno di acqua. Abbiamo fatto nostro, pregando davanti al Crocifisso di santa Chiara, il mandato di Francesco: 'Va’ e ripara la mia casa in rovina'. La nostra casa comune . Pensiamo globale e agiamo sul locale. Con la Focsiv abbiamo creato l’ecoguida per le parrocchie. Retinopera ci ha aiutato a diffonderla. Possiamo fare tantissimo nel nostro quotidiano».

Ragionevolmente ottimista è Giancarlo Salvoldi, parlamentare verde per due legislature, dal 1987 al 1994 e poi segretario di due ministri dell’Ambiente. «La sensibilità verso il Creato, termine che valorizza il concetto di ambiente, è cresciuta. La Laudato si’ ha dato un potente contributo. Io credo nell’antropocentrismo redento, l’uomo come cocreatore. Non abbiamo fatto solo danni: nessuno parla più di bombe demografiche, ogni anno i boschi italiani aumentano di 100 mila ettari. Anche per merito della riforma della legge sugli incendi boschivi cui ho lavorato nel 2000 ribaltato il principio: da 'più incendi in una Regione, più soldi dal Governo centrale' al contrario. I disastri non devono farci disperare. Come cristiani abbiamo il magistero e le capacità per fare grandi progressi. Ma dovremmo partire dal livello più profondo, dalla preghiera, che poi ci permetterà di agire a livello politico ed economico. Non credo debba essere il parroco dal pulpito a dire ai fedeli di fare la raccolta differenziata. Le scelte ecologiche arriveranno come conseguenza della conversione».

Massimo Scalia, docente di Fisica, uno dei padri storici del partito dei Verdi assieme ad Alex Langer, parlamentare dal 1987 al 2001: «Già Giovanni Paolo II aveva posizioni interessanti, Papa Francesco si è spinto molto più avanti. Vero, i cattolici non hanno ancora preso piena coscienza di questi temi, ma non è che gli altri abbiano fatto di meglio. La verità è che i popoli sono riusciti a rimanere più indietro dei loro governanti. È stata Angela Merkel nel 2007 a lanciare i tre 'venti per cento' alla base dell’Accordo di Parigi. La crisi economica la gente l’ha capita. Sui temi ambientali c’è ancora scetticismo, nonostante tutto quello che succede. Credo a causa della scarsa cultura scientifica che c’è nel Paese. Allora bisogna essere grati a ong e associazioni che si mobilitano come matti per fare pressione sui governi. Il disastro ambientale è l’altra faccia della medaglia di uno sviluppo economico e sociale sbagliato. Un modello capitalista di produzione e consumo che ha creato macerie quanto i regimi totalitari».

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