domenica 26 gennaio 2014
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Il passaggio alle superiori rappresenta veramente un momento di svolta nella storia personale di un ragazzo. Infatti, è il primo snodo che nel percorso scolastico non avviene in modo automatico, ma per il quale si deve operare una scelta tra diverse opzioni. Come a volte accade quando ci si trova davanti a un bivio, può assalirci la preoccupazione di sbagliare strada. Su una mappa ideale possiamo identificare le indicazioni capaci di guidarci e orientarci così come quelle che invece confondono e inquinano il campo. Spazziamo subito via queste ultime. Innanzitutto, non esistono miti familiari o sociali da rincorrere.
La storia di ciascun ragazzo, il suo futuro scolastico e professionale non possono essere segnati inesorabilmente dalle scelte di chi l’ha preceduto. Che in famiglia abbiano tutti fatto il liceo piuttosto che una scuola professionale non dovrebbe interferire con il nuovo percorso che si sta aprendo: ogni storia è singolare. Allo stesso modo nemmeno il pregiudizio che un laureato conti più di un tecnico, o viceversa, rappresenta un valido criterio di orientamento. Occorre invece guardare il ragazzo nella sua totalità e conoscerlo bene, per poterlo aiutare.
Tra i fattori da considerare, è rilevante la sua effettiva propensione a un esercizio più di tipo teorico che pratico, così come la sua disponibilità a trascorrere ore sui libri, impegno richiesto da uno studio tipicamente liceale. Sono fondamentali anche le discipline che verranno studiate: laddove esse incrociano al meglio i campi di interesse dello studente, risulteranno più gradite e in certo modo più accessibili. Occorre tenere presente che se il vero protagonista della scelta è il ragazzo, ciò non significa che debba essere abbandonato a se stesso. Scuola e famiglia in questo delicato momento rappresentano per lui degli importanti alleati.
Dagli insegnanti può arrivare la condivisione del giudizio maturato nei tre anni di scuola media: i professori che hanno conosciuto e, si spera, ben accompagnato lo studente nelle diverse discipline in genere sono in grado di fornire un punto di vista autorevole da tenere in conto. Dai genitori può invece arrivare l’invito a essere ambiziosi e a non abbassare troppo il tiro, sempre restando su un piano di realtà. Inoltre, aiuteranno a non considerare solo il tipo di indirizzo, ma anche la qualità e la bontà dell’ambiente della scuola. È un dato di fatto che non tutte le scuole sono uguali quanto a possibilità di esperienza e incontri, a volte si assiste a vistose differenze persino fra sezione e sezione di uno stesso istituto. Per questo vale la pena che un adulto introduca anche questo elemento che magari non viene immediatamente considerato dai più giovani.
La decisione finale comunque resta in mano al ragazzo, dentro un concetto di autonomia che non esclude affatto l’apporto dell’adulto, che anzi lo valorizza in quanto lo riconosce come aiuto pertinente e interessante. Se la scelta è consapevole e condivisa, anche la possibilità di errore non deve fare più paura. Il peggio che può accadere è che ci si renda conto di aver sbagliato. Persino l’infausta ipotesi di una prima da ripetere altrove, in un clima di serenità familiare non rappresenta affatto una sciagura; non si tratterebbe di tempo perso, sarebbe piuttosto tempo speso per individuare meglio la propria strada. Nell’economia di una vita intera un inciampo di questo tipo risulta davvero ininfluente; almeno noi adulti dovremmo esserne consapevoli.
Sosteniamo allora i ragazzi a scegliere la nuova scuola con slancio ed entusiasmo, senza inutili paure a fare da zavorra, in modo che il loro cammino parta spedito e leggero con una baldanza che potrebbe insegnare qualcosa anche a noi.
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