Oggi è la Giornata dello scrittore incarcerato. Purtroppo è realtà
venerdì 15 novembre 2019

Gentile direttore,
le scrivo da Melbourne dove ho appena partecipato a una conferenza del Pen Club e ho scoperto che il 15 novembre è la “Giornata internazionale dello scrittore in prigione” e sotto minaccia. Perché mai abbiamo bisogno di una giornata del genere? Dovremmo festeggiare giorni divertenti come il 15 gennaio, il giorno del gelato alla fragola, il 21 gennaio, il giorno dell’apprezzamento dello scoiattolo o, ancora più importante, il 27 marzo, il giorno della paella spagnola (e del mio compleanno). Gli occhi del mondo dovrebbero essere focalizzati su cose positive. Oh, se fosse solo così... Ma, mentre mi siedo a casa cominciando a scriverle dopo aver bevuto un bel caffè per rianimare il cervello stanco, mi rendo conto che la realtà è che ci sono centinaia di scrittori rinchiusi in prigione o trattati ancora peggio e in troppe occasioni, uccisi. Vale per tutti il nome di Jamal Khashoggi. I numeri sono un po’ vaghi in quanto i Paesi che lo fanno non sono sempre i più aperti all’esame di coscienza, all’ammissione della colpa e alla correzione dei comportamenti. Poi penso che non devo preoccuparmi troppo, visto che vivo in un “Paese sicuro”, l’Australia, che tratta normalmente bene scrittori e giornalisti (anche se ultimamente anche qui... ). Il Pen Club è un’“organizzazione degli scrittori” che promuove la letteratura e, soprattutto, difende la libertà di espressione, qualcosa che dovrebbe essere un diritto per tutti e quando viene negato deve essere riaffermato e difeso. Ci sono molte persone là fuori con molte opinioni e io non sono d’accordo con molte di esse, ma è bene che sia così e che continui a esserlo. Solo che dobbiamo tutti parlare in modo civile, l’unico per farsi ascoltare davvero. La saluto da lontano...

Dennis Fitzgerald, Melbourne (Australia)


Grazie, gentile signor Fitzgerald, per questa sua lettera che arriva da lontano e che con garbo spinge a portare lo sguardo su figure che molto spesso sono altrettanto lontane dall’attenzione del mondo, magari anche di chi – come noi – si appassiona per le vere libertà fondamentali della persona umana. Sono troppi ancora oggi gli intellettuali perseguitati che rischiano di diventare simboli riconosciuti, nomi rispettati, autori letti e valorizzati solo quando non ci sono più, solo quando vengono spezzati e persino uccisi da poteri illiberali e ostili, cinici e molto determinati. Cito solo tre nomi tra coloro che il Pen Club Internazionale propone all’attenzione di tutti in questo 15 novembre 2019: Galal al-Behairy, scrittore egiziano che per una canzone e per un libro di poesie considerati «insultanti per i militari» è stato censurato, arrestato, torturato, sottoposto a brutale isolamento carcerario e infine condannato a tre anni di prigione; Lydia Cacho, coraggiosa scrittrice e giornalista investigativa messicana costretta all’esilio nelle scorse settimane dopo un’irruzione violenta (e impunita) nella sua casa-ufficio e ancora senza giustizia per la prigione e i maltrattamenti subiti quattordici anni fa, nel 2005; Nedim Türfent, giornalista e poeta curdo che in Turchia è stato condannato con la ormai consueta accusa di “terrorismo” a otto anni e nove mesi di carcere per la sua limpida e scomoda militanza civile e letteraria. Non dimentichiamoli.


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