«Non so credere all'Assegno unico». Stavolta è diverso. Ma il tempo stringe
giovedì 8 aprile 2021

Caro direttore,
un solo dato, per confermare quanto egregiamente argomentato martedì 6 aprile su queste pagine da Alessandro Rosina. Con tre figli minori a carico io attualmente percepisco mensilmente centosei euro e ottantasette centesimi di assegni familiari. L’ho scritto in lettere (e invio in allegato la foto della mia busta-paga) per evitare che qualcuno potesse pensare a un errore con le cifre. Certo, non ho uno stipendio da addetto di call center (supero di poco i 2.500 euro mensili), ma posso garantire che, pagandone 1.000 di mutuo, tra bollette, carburante e vita normale, con tre figli da crescere rimane veramente poco da dedicare a ciò che non è indispensabile. Anzi, se non fosse per quello che mia moglie (con grandi sacrifici e tanto precariato) porta a casa in aggiunta... faticheremmo a mantenere la linea di galleggiamento. Sono anni che ascolto promesse e vengo sistematicamente illuso e deluso. Un governo ha passato all’altro il testimone e tutti si sono riempiti la bocca della parola “famiglia”. Ma le famiglie vere fanno sempre più fatica. E a questo punto sono esauste di tirare la carretta a un Paese che invecchia, ineluttabilmente. L’assegno unico sarà l’ennesima presa in giro? Quando sento parlare di “clausola di salvaguardia”, ho il sentore che ancora una volta la mia busta paga non si accorgerà nemmeno delle novità tanto decantate da chi fa a gara ad intestarsele, gridando forte “250 euro a figlio” e poi bisbigliando “al massimo”. Sarei felicissimo di sbagliarmi, ma temo proprio che nemmeno questa sarà la volta buona.

Stefano Proietti

Capisco perfettamente disillusione e scoramento, caro amico, di fronte agli annunci degli ultimi mesi di una seria svolta pro-famiglia anche nel nostro Paese. E so che la busta paga che mi invia (e che ovviamente non pubblico) è vera. Non c’è bisogno di foto di conferma per avere consapevolezza del lieve “peso” degli attuali assegni familiari a livelli di reddito assolutamente non da nababbi e nonostante più figli a carico... So anche che resta la grande incognita delle risorse “giuste” per rendere efficacemente operativo lo strumento dell’assegno unico universale, oggettivamente rivoluzionario per il nostro sistema di (non) sostegno adeguato alla famiglie. Se lei non riesce a credere a questo atteso cambiamento destinato a ogni figlio (dal settimo mese di gravidanza al 21° anno di età), io invece non riesco a credere che fatta la legge si perpetui l’inganno che a tutt’oggi lascia in solitudine e senza riconoscimento di ruolo sociale la stragrande maggioranza dei padri e delle madri che, come lei scrive, «tirano la carretta per un Paese che invecchia ineluttabilmente». Comunque, visto che il nuovo Assegno deve andare in pagamento da luglio, sapremo presto e definitivamente come stanno le cose. Stavolta possiamo sperare che ci sia vera e giusta sostanza in una novità che deve rappresentare il primo e importantissimo gradino della riforma complessiva delle politiche familiari italiane che la ministra Bonetti ha chiamato Family Act. Su questo fronte la staffetta tra il governo Conte II e il governo Draghi sinora è stata efficace e senza ripensamenti, non solo perché la ministra è la stessa, ma anche in forza di un appoggio trasversale e praticamente unanime da parte delle forze politico-parlamentari. Al punto in cui siamo, esitazioni e rinvii sarebbero autolesionisti e ingiustificabili. Il tempo stringe: l’Italia è in drammatico ritardo nel contrastare sia l’«inverno demografico » sia lo slabbramento sociale provocato dalla crisi “da affaticamento” di tante famiglie. La condizione del Paese è ormai tale da non consentire più chiacchiere disorientanti, indifferenze ostentate e antagonismi ideologici e spesso distruttivi.

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