mercoledì 4 maggio 2011
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Gentile direttore,le folli festanti per la morte di Osama Benladen che si sono riunite nelle piazze di Washington e di New York manifestano l’incapacità della "cultura" occidentale di proporre un modello culturale che possa rendere il mondo migliore di come è oggi. Sbaglia il presidente Obama quando dice che oggi il mondo è migliore. Oggi il mondo è peggiore, perché davanti a un nemico di guerra, seppure un nemico di una guerra non convenzionale, gioisce per la sua morte anziché rammaricarsi per non averlo catturato e avviato al giusto processo che lo aspettava per i crimini commessi. Osama è stato il regista di numerosi atti di sangue, di cui il più tristemente noto è quello delle Torri Gemelle. Ma come dimenticare le stragi di Madrid e di Londra degli anni successivi? Allo stesso tempo, però, non possiamo dimenticare le migliaia di morti civili causate dalla reazione americana in primis, e dei Paesi alleati a seguire. Tutta questa sofferenza a che cosa è servita? A gridare "Usa! Usa!" in piazza alla notizia della morte di Osama? A scrivere su di un cartellone "Obama 1 - Osama 0"... Forse sarebbe stato meglio scrivere "Osama 1 - mondo10.000" per indicare il numero dei morti causati da questa follia di odio... È curioso osservare come questo sia accaduto in concomitanza con un altro importante evento, la Beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, che invece avrebbe dovuto ricordare a tutti noi, credenti e non credenti, l’importanza di una civiltà fondata sull’amore e sul rispetto del prossimo. Pensiamo un istante ad Assisi il 27 ottobre 1986 e al messaggio di pace e che ci fu lanciato quel giorno così come in altre occasioni. Nessuno può uccidere in nome di Dio. E non si può accettare di dare la morte a un altro essere umano, e di gioirne.

Paolo Soda

Caro direttore,al-Qaeda? Mi chiedo cosa sia questa tenebrosa struttura internazionale… Probabilmente si tratta di una moderna versione di Idra, il famoso mostro dalle molteplici teste, un essere deforme a forma di serpente che un celebre eroe della mitologia greca (Ercole), grazie alla sua forza e alla sua intelligenza, seppe sconfiggere. Penso che si sia dimostrata al mondo la forza di noi occidentali. Avrei voluto che si fosse dimostrata alla cultura islamica anche la nostra intelligenza, cominciando dal rispetto verso il corpo di questo terribile nemico, furtivamente sepolto nel mare, cosa contraria ai principi della religione islamica, per la quale il corpo da Dio generato dalla terra deve alla fine nelle terra tornare. Certamente con questo malvagio "gaglioffo" si poteva e si doveva fare di più, cominciando a presentarlo a un Tribunale internazionale che lo avrebbe giudicato per i suoi efferati crimini. Invece, ottusamente, forse per paura o per mero calcolo politico, lo si è voluto consegnare subito al boia.

Luigi Redaelli

Non so se l’uccisione violenta di Osama Benladen sia stata frutto di calcolo o d’ira, di paura o di accidente. So però, gentili amici, che sono totalmente d’accordo con due delle vostre riflessioni. Prima di tutto non si fa festa, mai, per la morte di un uomo, chiunque egli sia e qualunque cosa abbia fatto nella sua vita (si serba memoria dell’odio e del male compiuto perché non si ripetano, non li si moltiplica e non ci si adegua alla loro terribile logica). E, poi, anch’io avrei voluto vedere il capo di al-Qaeda alla sbarra, tradotto davanti al Tribunale penale internazionale.Avrei voluto, insomma, vederlo processato al cospetto del mondo in modo esemplare e giusto in nome dei comuni principi di civiltà, a cominciare da quelli contenuti nella Carta dei diritti dell’uomo. Dunque, lo avrei voluto solennemente condannato. Ma non alla pena di morte.
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