venerdì 17 agosto 2012
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​L'afa è così opprimente, in questo infuocato agosto, che di far polemiche manca la forza. Non faremo polemiche, dunque. Il che non significa che siano state a tutti gradite alcune notizie sul modo in cui viene speso il pubblico denaro, in un momento in cui il pur necessario sforzo per ridurre la pubblica spesa sta pesando enormemente su una gran quantità di cittadini. Specie quelli che hanno perduto il lavoro o non lo trovano, quelli che devono rinunciare a mille cose, anche a una breve vacanza, pur dovendo continuare a pagare Imu, Iva, accise sui carburanti, eccetera.Metti il caso delle spese volte a garantire anche in vacanza un’adeguata scorta dei pubblici personaggi: il presidente della Camera Gianfranco Fini il quale ha detto che le nove persone addette alla sicurezza sua e della sua famiglia durante i due mesi di vacanza in un hotel di Orbetello, non le ha richieste lui ma sono state autonomamente stabilite dalla polizia di Stato. Tutto secondo legge, dunque; e tuttavia un numero così rilevante di persone continua a sembrar altissimo a una gran quantità di contribuenti che le mantengono con le loro tasse. Di certo, la "famiglia" presidenziale (quattro persone in tutto, se non andiamo errati, che si spostano, in vacanza, con appunto ben nove persone al seguito) è una famiglia molto protetta: non ci sarà nessuno che non lo noti e non sia tentato di riflettere sulla particolarità del caso. Non siamo informati su quanti addetti alla sicurezza legge e regolamenti prevedano, nei giorni di festa, per il presidente del Consiglio Mario Monti e la sua famiglia. Sappiamo però che, qualche domenica fa, il presidente con la moglie signora Elsa era in chiesa, a Messa, in una parrocchia di Arona sul Lago Maggiore: non se n’è accorto nessuno, nemmeno il parroco. Se Monti e signora fossero stati circondati da una selva di poliziotti in borghese non si sa, ma , ragionevolmente, ne dubitiamo. Perciò non si offenderà nessuno se osserviamo che il modo di far (legalmente) vacanza del presidente del Consiglio ci piace un po’ di più di quello del presidente della Camera.Cambiamo settore, restando però sempre sul piano di chi vuol vedere ben speso il denaro derivante dalle tasse che paga. Ha fatto giustamente scalpore l’enorme quantità di errori, spesso macroscopici, rilevata nelle domande dei test approntati dagli "esperti" del Ministero dell’Istruzione, test che i giovani laureati aspiranti al TfaF (tirocinio attivo nella scuola statale) dovevano superare per poter esser ammessi non al posto di lavoro ma almeno alla sua anticamera. In alcune materie, si è arrivati a rilevare oltre il quaranta per cento di domande sbagliate cui era impossibile rispondere. Alle giuste proteste da parte dei concorrenti, il Ministero ha cercato di rimediare dando per buone le risposte date (o non date) a tutte le domande ministeriali errate: un modo come un altro, ma non certo esemplare, di ristabilire la "giustizia". Però, quando le vittime di tale macello hanno chiesto di conoscere almeno i nomi di questi "esperti", il ministro Profumo si è rifiutato di farli: ha detto che, benché questi stranissimi "sapienti" non li abbia nominati lui, non gli pare «elegante» rivelare i loro nomi. Bisognerebbe far subito sapere a costoro che, però, noi che paghiamo le tasse, troviamo ancor meno «elegante» dover continuare a pagare per i loro immeritati (e non modesti) stipendi ed emolumenti.Anzi, vorremmo conoscere al più presto se, come , quando e quanto questi "esperti" pagheranno per i loro inammissibili errori. O se, invece, questi (e tanti altri) pubblici dipendenti resteranno intoccabili e impassibili là dove sono, fino alla cascata degli errori nei test che stileranno per il prossimo pubblico concorso.È sempre stato così? Purtroppo sì. Nulla è mai cambiato, in questo campo, fino ad oggi. Quelli che sono cambiati, però, sono i tempi: e, in tempi di crisi che non passa e di spesa pubblica che, nonostante i sacrifici di milioni di cittadini, nessuno riesce a frenare definitivamente, certe cose come il discutibile uso della medesima diventano sempre più difficili da accettare agli occhi di un numero sempre maggiore di persone. Non è per far polemica, è solo per dire una verità che, sorprendentemente, pare continuare a sfuggire a chi di dovere.
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