mercoledì 29 ottobre 2008
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Sono fuggiti, certamente, da una situazione disperata, come i tanti che scappano da ogni dove. Ogni fuga in sé è una mortificazione, ma la storia dei due bambini rumeni, trovati in un cassonetto dell'immondizia dove Roma, sciolta in una pletora di casermoni, è già livida periferia, tocca di più per lo stridore che suscita l'innocenza associata all'abbandono. Il più grande ha soltanto dieci anni, il fratellino nemmeno un mese. Eppure sono solo all'inizio di una triste odissea cominciata forse con uno di quei furgoni che nella notte attraversano le frontiere e portano disperati fino a noi. Con una differenza: sono immemori. Questa fuga subita, per loro, è solo sofferenza e dolore. Con una giovane donna, che ha solo sedici e non può essere la mamma di entrambi, e con un uomo che non si capisce ancora se dei due è il padre o il nonno, finiscono a Roma, in una città di tre milioni di abitanti e, tuttavia, sono soli. La notte li sorprende sulla Palmiro Togliatti che vedono con gli occhi sgranati e impauriti. Al freddo della fuga, si aggiunge il freddo della pioggia, e la sedicenne forse per proteggerli li deposita tra i rifiuti, coprendoli solo con un manifesto pubblicitario che su un muro prometteva chissà cosa. Anche il loro approdo è disperato. Qui, tra la Prenestina e Tor Sapienza, prima che un'ordinanza del sindaco intervenisse per contrastare la prostituzione, era ogni notte un carosello di incontri disperati. Roma non c'entra. È un dramma che poteva succedere ovunque. È accaduto sotto le finestre illuminate della gente che, tornata a casa, anima l'alveare dei palazzi di una Roma che è già sobborgo. Ha chiuso la porta e non s'accorge più di cosa resta fuori. Questa storia è la misura di una disperazione metropolitana striata di squallore e solitudine, e segna il confine di un mondo che si fa barbaro per effetto dell'avvilimento e del disagio. I protagonisti di questa storia sono l'emblema di un vivere disperato. Esiste ancora l'accoglienza? C'è ancora gente che apre la porta di casa, e sta a sentire? La tenerezza che ha provato quel poliziotto, quando ha trovato un fagottino che si è annunciato con un vagito, esiste ancora? Ci saranno gare di solidarietà? Quando questa società diventerà mai culla di accoglienza per tutti i bambini? O è cassonetto? Le città corrono sempre più veloci. Pulsano di frenesia. Nessuno si ferma più o rallenta il passo se chi corre insieme a lui arranca e si accascia senza fiato. Soltanto la disperazione li ha portati in una periferia dove, fino a ieri, tutte le sere c'era gente che vendeva parvenze di carezze e altri le compravano. Avrà dato almeno un bacio ai bambini prima di chiudere il cassonetto? Una volta Roma li avrebbe affidati a una lupa che li allattava. Ma questa è un'altra storia, e chissà se la lupa esiste ancora.
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