Edwin e l’appello del Papa a tutti, cronisti e no
martedì 26 gennaio 2021

Edwin e l’appello del Papa a tutti, cronisti e no Non era solo una lezione di buon giornalismo – quello di una volta, che faceva «consumare le suole delle scarpe», per poter raccontare la verità della vita che si fa storia – il messaggio che il Papa, appena 24 ore prima, aveva consegnato, come ogni anno nella festa di san Francesco di Sales, in particolare al mondo dell’informazione. All’Angelus, una delle più familiari, ma anche più solenni forme di comunicazione dei Papi, il tema – un versetto di Giovanni: «Vieni e vedi» – ha avuto un seguito: si è fatto lezione di vita.

Edwin, un senzatetto nigeriano di 46 anni, è morto di freddo a pochi metri da San Pietro. «Comunicare incontrando le persone dove e come sono», aggiungeva al versetto di Giovanni, il titolo del messaggio. A Edwin non è bastato il suo «vieni e vedi» pronunciato certo in silenzio, facendo valere, sperando che bastasse, la sua povertà, il richiamo di quei piccoli accampamenti, sempre più numerosi, di cartoni e coperte, sotto portici di fortuna, o anche all’aperto, quando danno requie, insieme, la pioggia e il vento. La sua dimora, a due passi da San Pietro, non l’hanno trovata. O è stata mancata al momento cruciale e nel luogo più improbabile, perché proprio lì, sotto le finestre del Papa, si stende ormai da tempo la cintura di una Misericordia che quasi 'non dà scampo' neppure a chi cerca di starsene in disparte, rifiutando volontariamente il letto per un giaciglio in strada. Senza voltare pagina, il Papa, da un giorno all’altro, è passato dal giornalismo alla vita.

E dalla finestra dell’Angelus, è così sceso in piazza, nel dolore per Edwin, il rammarico degli occhi bassi perfino della misericordia – quell’umile e accorato «ignorato da tutti, abbandonato anche da noi», pronunciato da Francesco, che ha dato la misura di come alla pietà e alla compassione non sembrano mai bastare territori. Spingendosi sempre oltre, lasciandosi guidare, perfino quando la strada appare impraticabile, da quel «vieni e vedi», la misericordia continua a reclamare ancora spazi, fino a far emergere quasi il segno di un’avidità fuori misura, a sua volta spia di troppi e troppo grandi vuoti da colmare. Si avverte soprattutto il segno di tempi per i quali alla Misericordia non è consentito di avere limiti, di mancare nessuna notizia, di trascurare anche per un solo momento quel richiamo capace di farla uscire dalla comoda presunzione del 'già saputo' e mettersi in movimento, andare a vedere, stare con le persone, ascoltarle, raccogliere suggestioni della realtà, che sempre ci sorprenderà in qualche suo aspetto.

Parole del messaggio sulla comunicazione, che la morte in solitudine di Edwin ha consegnato, con la forza di una verità estrema, al versante più ampio di un’umanità in cerca anch’essa, tanto più in questo tempo così misterioso e difficile della pandemia, di essere incontrata e raccontata dal vivo, poiché come per i giornali esiste ed è reale il rischio di vite in fotocopia. Nella brevissima sequenza tra il messaggio e il dato di cronaca – come a richiamare l’agostiniano «nelle nostre mani ci sono i libri, nei nostri occhi i fatti» – «vieni e vedi», è apparso il paradigma di un modo nuovo di stare al mondo, a occhi e cuore aperti, perché niente di ciò che avviene può avere il marchio dell’indifferenza.

Paradossalmente l’iperconnessione del mondo digitale può far crescere il cono d’ombra intorno alle nostre vicinanze; e può accadere di non accorgerci, sul marciapiede di fronte, di Edwin, dei suoi stracci e delle sue sofferenze. O è anche possibile, come forse è avvenuto, che Edwin sia stato raggiunto dalla rete di solidarietà che c’è, e non solo intorno a piazza San Pietro. Ma se è bastata una smagliatura a rendere invisibile la sua povertà, i conti che non tornano riguardano certo l’umanità, ma allo stesso modo chiamano in causa una comunicazione che quando evita di farsi tramite per l’uomo, finisce per tradire sé stessa. Per questo consumare le suole delle scarpe, non è solo una regola di quel buon giornalismo che richiede di «andare laddove nessuno va», è anche il modo, sul fronte della vita, di non smarrire o perdere di vista nessuna strada, nessuna strettoia. Neppure quella dove Edwin è morto di freddo e di abbandono.

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