venerdì 6 giugno 2014
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L'approccio della nazionale italiana ai mondiali brasiliani non poteva essere più convincente. Se un pareggio con l’Irlanda è in fondo alla portata di molti, impattare in casa con i simpatici lussemburghesi è un’impresa che richiede una cultura calcistica superiore. Sì, cultura. Ossia conoscenza globale del gioco del calcio a partire dalla sua storia, con i suoi corsi e i suoi ricorsi.  Se non avessimo cultura, non saremmo riusciti a non vincere le ultime sette partite, segnando in tutto il 2014 un solo gol, mercoledì sera a Perugia con Marchisio, che in realtà voleva inzuccare fuori e ci sarebbe riuscito, se un maldestro giocatore del Granducato non lo avesse sbilanciato, accidenti. È tutto così semplice e basta consultare l’Almanacco per capirlo.  Gli approcci sono importanti. Tutti ricordano il trionfo azzurro del 1982, con Pertini e Bearzot che giocano a scopone scientifico in aereo assieme a Causio e Zoff. Quel che tutti hanno dimen-ticato, ma Prandelli conosce a menadito, è l’approccio. Nelle tre amichevoli di preparazione, l’Italia perse 0-2 con la Francia, 0-1 con la Germania (quella dell’Est, però) e pareggiò 1-1 con la Svizzera.  Unico 'errore', la vittoria 1-0 contro lo Sporting Braga, formidabile neopromossa nella serie A portoghese. Insomma un disastro. E prima del trionfo del 2006? Pareggini stentati e incolori: 1-1 con la Svizzera e 0-0 con l’Ucraina, la stessa triturata 3-0 pochi giorni dopo nei quarti di finale.  Naturalmente, abbiamo avuto anche approcci trionfali. Nel 1966 solo vittorie fragorose: 6-1 alla Bulgaria, 1-0 all’Austria, 3-0 all’Argentina e 5-0 al Messico. Pochi giorni dopo le avremmo buscate dalla Corea del Nord. Nel 1974 andavamo in Germania con una squadra talentuosissima (Mazzola, Rivera, Riva, Chinaglia, Burgnich e Facchetti...) e Zoff imbattuto da più di mille minuti; nelle amichevoli avevamo sistemato brasiliani e inglesi (due volte); e finimmo sbriciolati dai polacchi. Ma Prandelli sa il fatto suo. Due anni fa in amichevole si fece travolgere per 0-3 dai russi; e agli europei arrivò in finale.  Quindi, se il calcio fosse una cosa seria dovremmo essere scaramantici e sussurrare: con un simile approccio siamo già in finale. Se il calcio fosse una cosa seria, appunto.
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