Modi preziosi per valorizzare gli insegnanti più anziani
lunedì 1 ottobre 2018

Gentile direttore,

sono una lettrice di vecchia data. La lettera della maestra Pinuccia con risposta del direttore di giovedì 27 settembre («Insegnare, passione e compassione che non finiscono mai (e da riconoscere)») e quella di Mila Spicola di venerdì 28 settembre («La povertà educativa all’origine di tutto») possono dare un contributo al 'botta e risposta' di martedì 25 settembre sulla «fatica di insegnare da anziani» tra il professor Prando e il suo collega Francesco Riccardi. Il «ricomprendere dentro il sistema d’istruzione – e non fuori – il recupero degli ultimi in classe» potrebbe essere affidato agli insegnanti negli ultimi anni, prima della pensione. A una certa età effettivamente esistono acciacchi di ogni tipo ma, con pochi alunni e programmi ridotti, gli insegnanti potrebbero mettere l’esperienza, la «passione e compassione » a servizio di chi è in difficoltà, svolgendo un lavoro altamente meritorio.

M.S.


Cara amica, rispetto il suo desiderio di non firmare per esteso (anche se non lo capisco…). Aggiungo solo che le sue sono considerazioni del tutto condivisibili, e che la proposta che formula mi pare piena di buon senso. Quel buon senso che è frutto di un’esperienza concreta e diretta. Credo che queste, come anche l’«animazione educante » di biblioteche e di altri luoghi di 'provocazione' culturale per ragazzi (e non solo), siano le strade da percorrere per impiegare e valorizzare gli insegnanti più anziani senza impegnarli oltre le forze, se sentono di non averne più abbastanza, per reggere una o più classi. Grazie.

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