giovedì 22 ottobre 2015
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Quando si è in un contesto di minaccia, la reazione immediata difficilmente può essere calma e riflessiva. A meno di essere appositamente preparati, come, per esempio, accade alle forze dell’ordine, che dovrebbero sapere commisurare la propria risposta di difesa alle esigenze e alle circostanze del momento. Se un pericoloso criminale è in fuga in mezzo alla gente, si evita di sparare per non correre l’alto rischio di colpire altre persone. Se un’auto tenta di forzare un posto di blocco, prima si fa fuoco in aria e poi agli pneumatici. Ma, raramente, anche gli addestrati uomini in divisa non valutano secondo il miglior giudizio e incorrono in tragici eccessi. Che vengono sanzionati in proporzione al tipo di violazione commessa.  Secondo le più recenti (e ancora provvisorie ricostruzioni), il caso di Vaprio d’Adda, finito sotto i riflettori della cronaca anche per i commenti sopra le righe da parte di alcuni esponenti politici, potrebbe rientrare nell’ultima fattispecie. Il negoziante in pensione che ha ucciso un ventiduenne era sicuramente in una situazione di minaccia e di stress emotivo. Ma, forse, non avrebbe dovuto mirare ad altezza d’uomo a distanza ravvicinata contro un ladro che presumibilmente si trovava ancora fuori della sua abitazione e non era armato. Facile dirlo con il senno di poi, ovviamente. Bisogna trovarsi in una circostanza simile, nel buio, con altri complici in giardino e l’intera famiglia in casa. Altrettanto ovviamente, per giudicare la vicenda nulla conta che l’intruso fosse un albanese già espulso dopo un periodo in carcere per reati contro il patrimonio. La proporzionalità è il cardine dell’istituto giuridico della legittima difesa e a Vaprio d’Adda, secondo la Procura, potrebbe esservi stato un eccesso, tale da configurare l’omicidio volontario. Saranno le indagini e il processo a chiarirlo. Di sicuro, sembrano avventate le dichiarazioni di chi, pur investito di cariche e responsabilità pubbliche, si è schierato con lo sparatore, ha negato ogni pietà per la vittima e ha criticato pesantemente la magistratura. Non si può non riconoscere un’oggettiva asimmetria della situazione – chi è nella propria abitazione e chi tenta di violarla – tuttavia il rispetto della vita umana prima che della legge dovrebbero indurre a comportamenti, per quanto possibile, più ponderati. Una tragedia può accadere e per coloro che hanno agito in buona fede la peggiore pena sarà sempre un doloroso disagio della coscienza. Quello che non vorremmo vedere sono le esibizioni da giustizieri e la trasformazione in 'eroe' di un cittadino che attualmente è sotto inchiesta per omicidio volontario.
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