Ma il referendum è uno strumento prezioso e va rimesso a punto
martedì 14 giugno 2022

Caro direttore,
chi scrive potrebbe essere pure contento per il fallimento di quesiti referendari che sono stati pensati – diciamolo una volta per tutte, e non rifacciamolo! – probabilmente più per rendere subalterni i magistrati alla politica che per tappare i buchi neri e sanare le iniquità della giustizia italiana. Ma se bisogna gioire senza che sia stata giocata una vera partita perché non è stato raggiunto il quorum nelle urne, allora è bene ricominciare ad affermare (meglio: ricominciarci a dire) che chi diserta le urne non fa un buon servizio alle istituzioni, alla democrazia. E da cittadino, chi non partecipa deve avere almeno il buon senso di non sbraitare troppo se poi vede che nella politica va tutto “a scatafascio”...

Mimmo Mastrangelo

Gentile direttore,
provo sempre emozione quando partecipo a un referendum, processo politico e sociale di partecipazione. Mi ha costretto a leggere e capire, anche se non mi resta facile, almeno gli elementi fondamentali dei quesiti. Il tema della giustizia è decisivo per una democrazia veramente tale. E ora, dopo l’ennesimo fallimento da mancato raggiungimento del quorum, confido in un Parlamento seriamente capace di una riforma per il bene delle persone e della società. Resta, però, la necessità di riformare lo strumento referendario! Strumento abusato che ha senso se viene usato come estrema soluzione su temi importanti, ma comprensibili dalla maggior parte delle persone.

Celso Vassalini

Gentile direttore,
il previsto e prevedibile non raggiungimento del quorum per validare i recenti referendum sulla giustizia impone riflessioni di carattere strutturale, per lo spreco di denaro pubblico e il pesante aggravio sulla funzionalità ed operatività dei Comuni specie quelli piccoli, e soprattutto di ordine morale. Già Aldo Moro nell’ultimo congresso della Dc a cui aveva partecipato aveva messo il suo partito e la politica in generale sull’avviso per una crescente disaffezione dei cittadini verso la stessa, richiamandola a coerenti comportamenti etici. Il complessivo cattivo esempio di partiti e movimenti vari della “nuova politica” ha aggravato questo stato di cose. Sono sempre più in calo le persone che votano, anche per le amministrative. Se la politica non recupera senso morale, con comportamenti limpidi e cristallini, non vi sono regole che possano invogliare i cittadini a recarsi ai seggi. Gli ultimi referendum hanno fatto cogliere in modo eclatante questa triste realtà. Costituzione, Leggi, Regolamenti non sono dogmi. Si possono cambiare, modificare rendendo protagonisti responsabili i cittadini. È un dovere farlo. Ora, pur mantenendo l’attuale quorum per la validità dei referendum, sarebbe opportuno che gli stessi venissero fatti solo al momento delle elezioni per il rinnovo del Parlamento con una non secondaria aggiunta: i promotori degli stessi, qualora non si arrivi al quorum, concorrano con almeno il 70% dei costi.

Sergio Gaiotti sindaco di Montaldo Torinese


Apprezzo le riflessioni che ho selezionato tra quelle giunte a commento del nuovo fallimento di una tornata referendaria. E sottolineo che sono tutte accomunate dal desiderio di un rilancio, che passa anche dalla rinuncia a usare i quesiti di questo strumento di democrazia partecipativa in mediocri partite di potere. Questo è il punto. Mi limito ad aggiungere, rivolto al sindaco Gaiotti, che non penso che il problema si risolverebbe con la sua ricetta che abbina una maggiore possibilità di raggiungere per inerzia il quorum referendario con una sanzione monstre in caso di fallimento. Mi pare una cura da cavallo che più che guarire stroncherebbe il malato. Ma vale la pena di continuare a ragionare di questa sfida, e non solo sulle pagine dei giornali. Grazie.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI