mercoledì 9 settembre 2020
Oggi i ragazzi si mettono in gioco col desiderio di migliorare il contesto Attenzione per gli altri e l’ambiente La necessità di conoscere la politica
L'impegno degli adolescenti: voglia di cambiare il mondo

Ansa

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Nei giorni del lockdown a causa della pandemia si sono visti giovani che consegnavano la spesa o i medicinali ad anziani e adolescenti che intrattenevano, con attività didattiche e ludiche, bambini in età scolare su siti da loro ideati. Qualcuno di questi adolescenti e giovani ha dichiarato, nell’ambito del lavoro di indagine dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, che già prima del lockdown era impegnato in attività di volontariato; qualcun altro ha dichiarato che l’impegno a favore degli anziani era determinato dal desiderio di poter uscire da casa; altri ancora, però, hanno affermato di avere capito cosa significhi 'interdipendenza', di aver compreso cosa significhi responsabilità sociale e di avere deciso di far qualcosa per la 'comunità'. Possiamo pensare che questo sia l’esito di una situazione straordinaria ed emergenziale, di eventi che hanno toccato le corde emotive e che non si trasformi poi in atteggiamenti e comportamenti stabili. Tuttavia alcuni dati raccolti prima del lockdown attraverso dei focus group presentano riflessioni interessanti da parte degli adolescenti sull’impegno e sulla politica; essi dicono come, sebbene non sempre in termini di comportamenti, siano portatori di germi di solidarietà che necessitano di essere visti, compresi, coltivati e fatti fiorire.

Da questi dati emerge che, secondo gli adolescenti, l’impegno sociale si esplica nell’aiutare gli altri, rispettare l’ambiente e agire per il cambiamento. In merito all’aiutare gli altri, molti adolescenti lo definiscono come il mettere in atto piccoli gesti legati alla quotidianità che implicano lo spendersi per chi ha un bisogno; non pensano che questo debba passare necessariamente dalle organizzazioni di volontariato. E chi sono questi altri per cui spendersi? Sono familiari, amici, conoscenti, persone che non si conoscono, ma che sono vicine e di cui vedono le necessità. Sicuramente preponderante tra i ragazzi è la preoccupazione per l’ambiente, che si esprime in comportamenti concreti e quotidiani come la raccolta differenziata, l’utilizzo di materiali diversi dalla plastica, il risparmio dell’acqua.

È interessante notare come per i giovani le azioni di impegno non siano fini a se stesse o volte 'semplicemente' a rispondere a un bisogno, ma devono essere finalizzate al cambiamento. Diversi adolescenti hanno dichiarato di essersi impegnati anche in attività di volontariato organizzato perché volevano agire per cambiare il contesto, per migliorare i propri ambienti di vita, in primis quello della scuola, e mettersi in gioco per promuovere il benessere di tutti. Questo è un dato interessante perché conferma che adolescenti e giovani sono disposti ad impegnarsi nella misura in cui possono verificare che la loro azione può sortire effetti, può essere efficace, può produrre cambiamenti reali. Con le ambivalenze e le contraddizioni tipiche dell’età, sebbene spesso dichiarino di rivolgere il loro impegno e la loro solidarietà alla cerchia ristretta di amici, parenti, vicini, gli adolescenti sono anche consapevoli del fatto che il cambiamento possa essere raggiunto solo con un impegno corale e attraverso un’esperienza collettiva, che significa mettersi in relazione con gli altri e quindi rifuggire l’individualismo e l’isolamento 'senza rimanere nelle propria bolla e chiudersi', come ha detto un’adolescente. Ci sembra questo un dato interessante soprattutto per le organizzazioni di volontariato perché se è vero che per un verso gli adolescenti e i giovani spesso faticano ad impegnarsi stabilmente in contesti organizzati e prediligono il volontariato occasionale, 'senza divisa', in realtà sono anche consapevoli del fatto che da soli si può poco, che è necessario mettersi in rete, costruire connessioni.

Già prima del lockdown gli adolescenti che hanno partecipato alla ricerca hanno sottolineato che alla base dell’impegno e della partecipazione sociale si colloca l’assunzione di responsabilità, che a loro avviso si traduce sia nell’avvertire la necessità di sviluppare un interesse nei confronti del contesto, e di conseguenza anche un pensiero e un’opinione su quello che accade, sia nell’essere intraprendenti, mettere in atto azioni in prima persona per cambiare le cose. Questo processo spesso viene attivato dall’esempio di altri: l’assunzione di responsabilità, infatti, può essere ispirata da coetanei impegnati, come Greta Thunberg, oppure da genitori che si impegnano a livello sociale. Ma questo è solo l’avvio: poi diventa qualcosa di 'personale', per usare le loro parole, di interiorizzato potremmo dire usando le nostre. A parere degli adole- scenti l’assunzione di responsabilità è un processo graduale, che parte dall’assumersi piccoli impegni, al sentirsi socialmente responsabili per sé, gli altri, la comunità. È questo un percorso che può iniziare in famiglia, a scuola, nelle comunità di vita, nel contesto sociale in generale.

Lontana dalla realtà degli adolescenti è, invece, la dimensione politica di cui parlano con un elevato distacco. Dalle loro parole emerge una forte distinzione tra la dimensione ideale e quella reale della politica. La dimensione ideale riguarda due caratteristiche: la serietà, intesa come assunzione di responsabilità e rispetto delle regole e delle promesse fatte, e l’orientamento al miglioramento, che si basa sull’essere al servizio del bene comune. La politica reale, invece, è percepita come corrotta e inaffidabile. A sostenere queste opinioni negative vi è anche un vissuto personale che porta gli adolescenti a sentire la politica lontana, sia perché distante dai problemi della gente comune sia perché, in qualche misura, criptica, non comprensibile. Così genera malessere che, a loro avviso, è il motivo per cui si disaffezionano dalla politica, ma purtroppo, anche dal proprio Paese. Molti sottolineano la necessità di un accompagnamento da parte del mondo adulto, dal quale vorrebbero ricevere strumenti per leggere il contesto sociale e le que- stioni legate alla gestione della polis; sentono di non avere abbastanza competenze per avvicinarsi ad essa e ai suoi meccanismi e raccontano di sporadici momenti nei quali nella scuola hanno cercato di colmare questa lacuna, senza però ricevere un adeguato supporto.

Abbiamo usato i dati appena presentati per una sperimentazione. Come Osservatorio Giovani, abbiamo chiesto a giovani, impegnati nella politica locale, residenti nel medesimo territorio degli adolescenti ma appartenenti alla generazione precedente come interpretassero quanto affermato dai loro 'fratelli minori'; ne è emersa un’interessante lettura. Essi hanno individuato tre cause dell’atteggiamento degli adolescenti: la prima riguarda la mancanza dell’insegnamento dell’educazione civica come materia scolastica e il fatto che vi sia un insegnamento della storia che non aiuta a capire il presente. La seconda riguarda il vissuto di disillusione dei genitori verso la politica odierna, sentimento che è stato trasmesso ai figli, i quali, privi di strumenti per comprendere il quadro storico, sociale e politico, assumono in maniera indiretta e inconsapevole lo stesso atteggiamento amareggiato. Infine, i giovani puntano il dito contro la disinformazione che dilaga nel loro contesto, quanto in quello degli adolescenti, a causa delle fake news e del deterioramento, a loro parere, della professione del giornalista.

Gli adolescenti dunque non sono indifferenti all’impegno nel sociale e per certi versi nemmeno a quello politico. Ma affinché questo atteggiamento si trasformi in qualcosa di più, chiedono al mondo adulto tre cose: ascolto, accompagnamento, esperienza. L’atteggiamento dei giovani nei confronti della società e del contesto esterno risente del clima individualistico della cultura nella quale viviamo. Tuttavia, non mancano di risorse anche sul piano dell’apertura alla società. Il problema dell’educazione è fare incontrare la fragilità dell’atteggiamento nei confronti della società con le risorse che i giovani hanno, accompagnandoli nel vivere esperienze che consentano di misurarsi con una concreta attenzione all’altro e che facciano loro percepire la ricchezza e la possibilità di un approccio più aperto e più solidale alla relazione sociale e interpersonale.

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