domenica 22 agosto 2010
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Caro direttore,l’intervista di Avvenire al ministro Maurizio Sacconi (pubblicata il 15 agosto) m’ha lasciato l’ennesimo amaro in bocca. Sarà mai possibile avere una seria e serena autocritica da parte dei politici cattolici di centrodestra sul proprio operato (cosa che invece si è visto accadere dall’altra parte, come testimoniato da alcuni interventi su Avvenire), anziché un continuo autoelogio? Da un lato continuano a ritirare fuori a parole la biopolitica quando è necessario coprire le schifezze della propria parte e rassicurare i cattolici. Dall’altro lato, sono sempre pronti a farsi partigiani dell’impegno cattolico in politica, ma mai attuano una seria presa di distanza nei confronti di una politica che ha costruito il proprio successo elettorale sulla criminalizzazione a reti unificate degli immigrati (pure attestata dall’intelligente Pisanu), sul mastodontico conflitto di interessi del premier, sul decadimento dell’etica pubblica, sulle 39 leggi ad personam che hanno occupato il Parlamento che ben poteva dedicarsi ad altre emergenze. Non è il caso di assumersi alcune responsabilità sullo stato attuale del Paese? E poi, veramente dobbiamo prendere l’eccezionalità, che deve restare tale, di Pomigliano quale esempio di sussidiarietà? Spiace veramente riscontrare sempre una sicurezza ostentata oltre l’accettabile.

Alessandro Simonato, Portogruaro (Ve)

Posso capire il suo severo punto di vista, caro signor Simonato, ma non lo condivido. La bella intervista di Danilo Paolini al ministro Sacconi è stata un’importante occasione per mettere in pagina riflessioni, valutazioni e impegni tutt’altro che banali e auto–incensatori. E le reazioni interessate e interessanti subito arrivate da altre forze di maggioranza e dalle fila di diverse opposizioni mi pare proprio che lo confermino. (mt)
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