giovedì 1 aprile 2010
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Caro direttore,fa male, leggendo le cronache sui casi di pedofilia, la manifesta volontà di sporcare l’unica, a mio avviso, autorità spirituale in grado di parlare al mondo. Il Papa può poco, secondo certo logiche del mondo, però quello che dice non è poco. È il solo a parlare degli operai. Del lavoro come principio umano. Con la parola avidità ha spiegato l’origine della crisi, magistralmente spiazzando tutte le formule alchemiche degli esperti costruttori di carte di finanza ed economia. Osa narrare dei bimbi che vengono buttati nello sciacquone. Dei migranti, considerati all’incirca scarafaggi. Ammonisce chi dal pulpito usa la parola di Cristo come merce di ambiguo indirizzo politico. Ribatte, da fabbro, il ferro caldo dei valori cristiani che non sono chiacchiere da reality. Quando scrive utilizza un’alta cifra stilistica e la sua parola comunica, arriva e scava. Mostra le contraddizioni nelle quali siamo immersi. E, nel silenzio della lettura, la sua severa lezione svela la pochezza dei grandi. Critica, con la medesima audacia del suo predecessore, la pretesa messianica del capitalismo. E l’illusione della tecnica. Il suo orecchio ascolta il suono dell’umanità. Appare evidente che uno così bisogna metterlo alla berlina del ridicolo. Già ci provarono con Giovanni Paolo II. O ci siamo dimenticati di tutte le illazioni degli anni Ottanta-Novanta intorno a lui, il teatro giovanile, le poesie, le gite in barca con le ragazze, i rapporti con la polizia segreta, Solidarnosc... mica ha avuto vita facile il polacco Giovanni Paolo II, solo quando stava per morire, allora sì, santo subito. Adesso si ritorna alla carica con Benedetto XVI, tedesco. Si è incominciato subito dal nazismo, e ti pareva… ma purtroppo c’è l’elemento cronologico, nato troppo tardi, ma fa niente, intanto buttala lì, che sul fondo un poco di melma non guasta. Poi si giochicchia con il discorso di Ratisbona estrapolando furbescamente alcune frasi dal contesto originario. Ma è ancora troppo poco, o meglio, troppo intellettuale e allora si va di ramazza direttamente nel pattume. Che c’è, purtroppo. Che, poi, sia stato il Papa a riconoscerlo per primo fa ancora peggio. Sapeva. Quindi, si deve andare all’attacco. Possibilmente chiamando a testimoniare i morti che, come si sa, sono sempre loquaci. L’uomo disturba. Ora Benedetto XVI, resisterà. Alla fine, dal male ne esce una gemma di bene. Chissà mai che domani mattina, sulla scia dello sconcio pedofilo, qualche network non faccia il suo mestiere e mostri i tour operator, magari anche quotati in Borsa, che offrono pacchetti full optional dalle spiagge del sud est asiatico, dove si comprano i bambini a due, tre

Emanuele Torreggiani

Trapela indignazione dalle sue parole, caro Torreggiani. Ma soprattutto amore per la verità, per la Chiesa e per il Papa. Riesce, così, a esprimere ciò che ragione e cuore dicono a tanti. Qualcuno magari ci vedrà qualche eccesso. Pazienza. Gli accanimenti ingiusti, come sappiamo, sono ben altri... (mt)

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