Le lezioni d'un cronista-paziente sulla cura delle persone fragili
sabato 21 gennaio 2023

Caro direttore,

la scomparsa di Salvatore Mazza ci ha colpito tutti sul piano umano. Mi permetto di aggiungere che sono stato colpito anche sul piano professionale, in quanto medico dedito alla cura delle persone fragili, in particolare anziane. È stata la perdita di un maestro, anche se forse Mazza, giornalista esperto anche di questioni sanitarie, non aspirava a questo titolo: interprete della sofferenza indotta dalle malattie croniche, capace di capire e di descrivere le gravi mancanze dei sistemi sanitari verso le patologie che non guariscono, descrittore dolce e sensibile delle difficoltà di chi è dedito all’assistenza dei malati.

Mi permetto di riassumere, seppure in modo schematico, quanto il mio pensiero si sia arricchito dalla lettura dei suoi pezzi. Non conoscevo le poliedriche attività di Mazza nella parte della vita che ha preceduto la malattia e quindi la mia lettura è stata priva di pregiudizi.

Il Mazza delle relazioni. So che intratteneva relazioni con molti; quando ho incominciato a scrivergli email l’ho pregato di non rispondermi, perché mai avrei voluto causare la sofferenza indotta dalla scrittura con il movimento degli occhi. Mi rispose subito, senza accennare alla mia richiesta. Questa reazione mi è parsa come l’effetto di una coscienza profonda, che da un lato ritiene fondamentale il dono dell’amicizia, dall’altro pratica quello che la medicina sempre ripete, cioè che la relazione è un farmaco importante per costruire una “vita buona e lunga”.

Il Mazza del dolore, non nascosto, ma descritto con dignità e fermezza. Non conosco se assumesse farmaci antidolorifici, ma certamente non faceva pesare la sua condizione. Non sono pochi quelli che nascondono le loro sofferenze perché non vogliono pesare su chi vive attorno a loro. Talvolta la nascondono anche al medico, quasi non volessero deluderlo per l’apparente fallimento del suo lavoro. La generosità dei nostri malati e dei nostri vecchi tocca altissimi vertici di nobiltà!

Il Mazza dei caregiver. Capiva bene la fatica di chi doveva occuparsi della sua non autosufficienza; aveva anche capito, però, che il legame d’amore supera qualsiasi barriera posta dalla gravità della malattia. Purché non sia sfruttato, ma vissuto come elemento che rende più lieve la fatica, che però resta pesante; potrebbe sembrare un ossimoro, ma nei meandri intricati di un rapporto tra chi serve e chi è servito, pesantezza e lievità si intrecciano in modo spesso incomprensibile, sotto la cappa protettiva dell’amore e la realtà dell’invasività della fatica.

Il Mazza dei servizi. Ha scritto parole durissime contro la burocrazia cieca, pesante, lenta, inconcludente. Era costretto ad aspettare giorni per atti di cura e supporti tecnici che avrebbero richiesto 2-3 ore. Penso che potrebbe essere considerato il “santo protettore” dalle ingiustizie alle quali i sistemi sanitari e assistenziali sottopongono il cittadino fragile e bisognoso. Mazza ci deve aiutare in questa battaglia senza fine (ma non senza speranza) contro l’arretratezza tecnologica (a quando una digitalizzazione diffusa?), la mancanza di obiettivi condivisi, l’ignavia dei comportamenti, contro guide strategiche che puntano solo ad avere le “carte a posto”.

Mi sono accorto, mentre scrivo queste righe, di quanto sia stata forte l’influenza di Salvatore Mazza sul nostro impegno a rendere sempre migliori i sistemi di cura. All’inizio del nuovo anno, quando i segnali politico-economici suscitano ansia e preoccupazione, è doveroso un ripensamento attorno a un’idea forte: ridurre la sofferenza e conservare, per quanto possibile, la condizione di autonomia delle persone fragili, anziane e no. Come accompagneremo nel 2023 le solitudini, le incapacità di muoversi alla ricerca di aiuti, le sofferenze di chi teme “il telefono silenzioso” della burocrazia e di tanti servizi? Ci proveremo come donne e uomini della medicina e dell’assistenza che credono nella loro personale capacità di coniugare tecnica e accompagnamento, con tenerezza.

Presidente Associazione italiana di Psicogeriatria

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