giovedì 28 gennaio 2016
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Caro direttore,
ho letto e condiviso la riflessione del collega Andrea Fagioli (“Avvenire” di martedì 26 gennaio) sul pessimo servizio reso dalla tv “pubblica” in materia di utero in affitto e adozioni di coppie omosessuali. A proposito della serata di domenica scorsa, vorrei segnalare anche il servizio della trasmissione “Le Iene”, in onda su Italia Uno, che ha coinvolto alcuni bambini tra i 3 e i 12 anni per commentare la proposta di matrimonio di un uomo a un altro uomo. A ognuno di questi bambini veniva mostrato un video. Nel video – aperto da immagini delle piazze “arcobaleno” di sabato 23 con vari primi piani di bambini (anche qui) – un barman rivolgeva una proposta di nozze a qualcuno non inquadrato. Alla fine, la sorpresa: non era una lei, ma un lui. Ed ecco il gran finale: un bacio appassionato tra i due. Reazioni dei bambini tra lo stupore, l’imbarazzo, lo sconcerto, perfino la repulsione, una di loro nega che sia un uomo il destinatario della proposta. Tutti sono inquadrati in volto: tanto, chisseneimporta delle Carte, poi “Le Iene” sono iene, non giornalisti. E via con i commenti, con il montaggio incalzante che contraddistingue il programma: opinioni diverse, qualcuno perfino discetta sulle leggi, e il finale di Viola, che dice «Non c’è niente di strano nell’amore», analogamente ad altri, soprattutto i più grandi. Morale (si fa per dire, quella delle “iene”): «Tutto normale, è amore, vorreste negare i loro diritti? Se lo dicono i bambini, che male c’è? Capito, brutti retrogradi, come vi permettete di discriminare e di criticare quella legge che deve essere approvata?». Mi viene in mente Gaber: «Mi fa male accendere la televisione... non c’è fondo, non c’è fondo!». Un caro saluto
Angelo Zema
Comprendo il tuo sconcerto, caro Angelo. So che non è stato affatto isolato. E lo condivido totalmente, da telespettatore (sono andato a rivedere), da cittadino di questo Paese e da giornalista. Eppure continuo a stimare davvero una gran parte del lavoro delle “Iene” televisive e la molla morale (ebbene sì, morale) che lo anima. Per questo non riesco a spiegarmi questi loro folli morsi. Forse è nella loro natura, mi dico ogni volta. O forse è un cliché da cui è difficile liberarsi. Continuo a sperare che si decidano a correre e a cacciare sempre lontano dal grande branco dei falsi leoni del “politicamente corretto”.
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