domenica 31 gennaio 2010
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Caro direttore,con un voto plebiscitario a posteriori, che ricorda il "centralismo democratico", l’Assemblea regionale ha approvata la candidatura di Emma Bonino alla presidenza della regione Lazio. Risultato: un’immagine ambigua e fragile del Partito Democratico, partito che dovrebbe essere e apparire nuovo nei metodi e nelle proposte per poter rappresentare una credibile alternativa di governo davanti agli enormi problemi economici e sociali italiani nel mondo globalizzato. Rivela un Pd incapace di presentare un proprio volto nuovo che possa impersonare un progetto politico nuovo, appiattito invece sul radicalismo italiano in crisi perché autoreferenziale e paralizzato da continue risse interne, incapace di confrontarsi con una realtà italiana in rapidissima e profonda trasformazione. I radicali da molto tempo sono regrediti alla continua rincorsa per trasformare i desideri di pochi in diritti senza doveri, sordi alla progressiva erosione dei diritti essenziali di molti nella società italiana in difficoltà: un’economia basata sul precariato strutturale e lo sfruttamento del lavoro giovanile e femminile, la disoccupazione e la povertà crescente, i tagli e le inefficienze della sanità e della scuola pubblica, i non autosufficienti scaricati sulle famiglie ecc. Privilegiano la promozione dell’individualismo con temi di nicchia, proposti sempre in maniera gratuitamente provocatoria, allo scopo di avere il massimo di visibilità mediatica, interessati più alle polemiche e alle divisioni che alla promozione di riflessioni pacate, in grado di fare avanzare le riforme in un clima di armonia sociale. L’ideologia che sottende l’individualismo radicale oggettivamente è la stessa a cui si ispira, in campo economico, la destra neo-liberista: l’individuo, come soggetto sociale, ha il diritto non sindacabile di esercitare, senza regole, il proprio potere economico (individualismo neoliberista) e, nella vita privata, è libero di scegliere i propri comportamenti etici (individualismo radicale). Si tratta di uno stesso filone ideologico a-etico i cui effetti sull’economia sono stati più rapidi e quelli sociali sono più lenti. Il vecchio radicalismo italiano, rissoso e ideologico, privo di una cultura di governo, non può rappresentare la politica "nuova" di un grande partito democratico e popolare che, proponendosi come alternativa per governare il Paese, deve potere rappresentare e raccordare tutte le culture riformiste del paese.

Gabriele Petrolito consigliere comunale Pd, Mirano (Ve)

Trovo ben argomentato, caro Petrolito, il suo allarme da sconcertato militante del Pd. Ma mi sembra quanto mai opportuno ricordare l’«altra faccia» dell’individualismo e dell’ideologia radicale, quella che lei dà – per così dire – come scontata e che merita, invece, di essere tenuta in primo piano: Emma Bonino, Marco Pannella e i loro compagni di battaglie hanno scelto da tempo di collocarsi agli antipodi della visione cristiana della vita umana, che non fa differenze tra l’inerme condannato alla pena di morte e l’altrettanto inerme e certamente innocente bambino non nato "condannato" all’aborto. Noi no, loro sì. E il «plurale» Pd?
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