Le buone acque e l'Europa che già c'è
venerdì 1 giugno 2018

L’Europa torna a bacchettarci, e questa volta non si tratta di debito pubblico. Si tratta invece di liquami e fogne e depuratori che non ci sono o che funzionano male, condizioni «idonee ad arrecare pregiudizio all’ambiente» dove viviamo, come scrive la Corte di giustizia della Ue che ha inflitto al nostro Paese un maximulta da 25 milioni di euro più 30 milioni per ogni semestre per il ritardo nella messa a norma di oltre 100 centri urbani o aree sprovvisti di reti fognarie o sistemi di trattamento delle acque reflue. In gran parte in Sicilia, seguita da Calabria e Campania.

È l’ennesima brutta figura. È l’ennesima multa per l’Italia. Sempre in campo ambientale stiamo pagando svariate decine di milioni all’anno per la gestione dei rifiuti in Campania e per i ritardi nella bonifica delle discariche abusive, al Sud e al Nord (siamo già oltre quota 220 milioni). E potrebbero presto arrivare altre pesanti multe perché la Commissione ci ha deferiti per il mancato rispetto dei valori limite stabiliti per la qualità dell’aria e per aver omesso di prendere misure appropriate per ridurre al minimo i periodi di superamento, in particolare per il Pm10; per non aver adottato le misure necessarie per arrestare la diffusione della Xylella; per non aver ancora trasmesso i programmi nazionali definitivi di gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi. Tutte nome importanti, votate anche dall’Italia ma che l’Italia non rispetta.

Badate bene, non si tratta di norme imposte dalle «burocrazie di Bruxelles», ma condivise e che spesso prevedono anche importanti contributi economici ai vari Stati. Norme comuni perché l’inquinamento non si ferma ai confini e la tutela dell’ambiente è interesse di tutti. Molto bene. Ma il vero europeismo, amico della gente, quando poi cala sul territorio trova intoppi, ostacoli, inefficienze. Trova cattiva o pessima amministrazione. La Commissione Juncker lo scorso anno ha contestato al nostro Paese «la priorità relativamente bassa assegnata all’ambiente negli ultimi dieci anni».

Sicuramente a livello locale e regionale. Per questo motivo, proprio per le acque reflue, nella scorsa legislatura ci sono state le nomine governative di sei commissari col compito di realizzare le opere necessarie. Non è bastato. E allora è stato nominato un commissario unico nazionale, un professore superesperto in materia. Così come è stato nominato commissario per le bonifiche delle discariche abusive un generale dei Carabinieri forestali. Un professore e un generale per evitare di pagare ancora e per fare buona amministrazione. Ancora commissari, in un Paese che di commissari ne ha avuti e ne ha ancora un grande numero: per l’emergenza rifiuti in Campania (ma anche Sicilia, Calabria, Puglia e Lazio), per l’emergenza idrica in tante Regioni, per il completamento delle infrastrutture, per i migranti, per l’inquinamento da Pfas, per la Xylella. Solo per ricordarne alcuni. Commissari per l’incapacità di tante amministrazioni. Una resa. Altro che essere 'commissariati dalla Ue', slogan di tanti euroscettici. Qui ci commissariamo da soli per metterci una pezza, per evitare le sanzioni per non aver rispettato buone norme europee, votate anche dall’Italia. Se volete, tanto per mutuare una parola molto citata in questi giorni, un 'Piano B', non per rivendicare autonomia ma perché l’autonomia non la sappiamo applicare, soprattutto a livello locale.

L’Europa potrebbe fare di più? Noi pensiamo di no. Come nel caso odierno, ci richiama, una e più volte, e poi ci sanziona. Sperando che il portafoglio ci faccia ragionare. È un’imposizione? Una vendetta? No, sono lo spirito e le regole che hanno ispirato la nascita dell’Europa. Quel fare insieme che è alla base di quella bandiera stellata. Anche nella difesa dell’ambiente che è difesa della vita e del futuro, l’Europa ci dà programmi e strumenti che da soli sarebbero irrealizzabili o insufficienti. Non rispettare le norme è non solo scorretto verso i partner, ma anche suicida. E il "far da sé" non ci aiuterebbe di certo. Ovunque. Perché se i mari di certe regioni del Sud fanno piangere per gli scarichi non depurati, l’aria del Nord non fa ridere nessuno. L’Europa ci aiuta, ci indica la strada. E se deviamo fa bene a punirci. Impareremo?

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