Le armi uccidono tre volte. E gli impegni di pace stravolti sono armi
mercoledì 1 febbraio 2023

Gentile direttore, le armi, prodotte, vendute o regalate, di offesa o di difesa, fa lo stesso, uccidono tre volte: quando si costruiscono perché tolgono risorse al cibo, alle medicine, agli ospedali e per la mancanza di questo tanta gente muore; quando le si usa in guerra facendo stragi indiscriminate di soldati e di civili; quando la guerra è finita, perché continuano a uccidere, come le mine, l’uranio impoverito, le radiazioni. Le armi uccidono da lontano: il soldato, il carrista, l’aviatore, il manovratore di droni e di missili, non vedono il volto degli uccisi, il corpo fatto a pezzi delle loro vittime. E così, occhio non vede e cuore non duole; e la coscienza non rimorde. Le armi moderne sono strumenti di uccisione di massa, e di immani distruzioni; procurano infiniti lutti, danni vastissimi e sofferenze durature. La differenza tra armi di offesa o di difesa è falsa e ingannevole e cinica: entrambe servono a uccidere, a fare stragi. In America tutti hanno armi di difesa: e ogni giorno queste armi arrecano offesa, servono a fare stragi di innocenti. Le armi servono a fare la guerra, cioè «l’assassinio indiscriminato di molti», per dirla con Erasmo da Rotterdam. E la guerra la fa sia chi usa le armi, sia chi le produce, sia chi le vende, sia chi le regala. I produttori, i venditori, i fornitori di armi sono i primi responsabili delle guerre, più ancora dei soldati. Anche per questo, l’articolo 11 della nostra Costituzione, «l’Italia ripudia la guerra», è il più vilipeso.

Luigi Fioravanti


L’articolo 11 è il più vilipeso, gentile lettore, perché viene assoggettato a interpretazioni che ne rovesciano lettera e senso. Anche i solenni impegni di pace stravolti sono armi. E anche le violazioni della parola data e scritta uccidono, come tutte le armi, tre volte: per la sottrazione e distrazione (di risorse) che rendono strutturale, per la distruzione di vita e di luoghi che causano, per il lungo avvelenamento che procurano nei cuori, nelle teste, persino nelle anime. E anche nel rapporto tra cittadini e istituzioni. (mt)

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