domenica 30 dicembre 2012
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«I componenti delle famiglie che vivono lontano dagli anziani dovranno visitarli spesso». Ottimo consiglio, se fosse soltanto un consiglio. In realtà è una legge. Approvata due giorni fa in Cina dal Congresso del Popolo. Inutile discutere sui tre dubbi che agli italiani – dai legulei di professione ai cavillosi di fatto – sorgono spontanei. Primo: che cosa significa «spesso»? Quante volte al mese, e per quanti minuti a visita?Secondo: come controllare che le visite si verifichino effettivamente, secondo quanto prescritto dalla legge? Terzo: quali sanzioni per gli inadempienti? Dettagli. Siamo certi che la grande maggioranza dei cinesi o continuerà a visitare genitori, nonni e zii come ha sempre fatto, o si adeguerà alla norma senza fiatare. E senza porsi nessuna delle tre domande per un motivo semplice: da secoli e secoli quello che l’Imperatore prescrive va eseguito, senza discutere. E il Partito non ha fatto altro che sostituirsi all’Imperatore nel prendersi cura del popolo, prescrizioni comprese. Nel prendersi cura del popolo, il Partito ha dovuto da tempo prendere atto che l’imposizione del figlio unico da un lato ha forse evitato che la Cina brulicasse di cinesi oltre il sopportabile, dall’altro sta determinando un drammatico invecchiamento della popolazione, oltre a un non meno drammatico indurimento dei cuori. Oggi gli over 60 sono il 14 per cento circa, sotto il 20 della media mondiale; ma nel 2050 saranno il 30, decisamente troppo. E non basta. Il Partito sta giocando a un gioco a cui nessuno finora ha giocato e le cui conseguenze non sono prevedibili. Sta importando prodotti occidentali cercando di non importarne le idee retrostanti; ma è possibile importare il desiderio di film, musica e vestiti, senza importarne anche i modelli di pensiero e gli stili di vita che li hanno prodotti? Accade così che la «modernità liquida», dopo essersi divorata l’Occidente – che in parte sta cominciando a reagire – adesso assaggia l’Oriente, trovandolo gustoso assai. La società cinese si reggeva sui legami solidi, perfino solidissimi di famiglie numerose e molto unite, dove era normale per i più giovani prendersi cura dei più anziani. Con l’autoctona imposizione del figlio unico e quel po’ di consumismo importato, i legami si liquefanno; e non è illogico che due figli unici, sposati, si domandino per quale motivo, oltre al proprio figlio (unico) e all’automobile nuova e alle vacanze e ai gadget elettronici, dovrebbero investire energie per dedicarsi, loro due soli, a ben quattro anziani: i loro genitori, che non possono contare su nessun altro. E allora: «spesso» vorrà dire meno di «sempre» e più di «raramente». E il Partito – questa volta senza ironia alcuna – ottuso non è, e dedicandosi da «padre» al proprio popolo ne ha senz’altro colto mormorii e grigiori d’infelicità, tristezza, disperazione. Una società liquefatta è l’effetto collaterale indesiderato della somma di politica del figlio unico più consumismo occidentale. Porvi rimedio con una legge, per noi occidentali, può apparire bislacco. Le abitudini si possono forse regolare con le norme, ma gli affetti? La riconoscenza? L’amore? Imporre ai figli di voler bene ai propri genitori? E che cosa se ne farebbero, quei genitori, di «visite frequenti» imposte dalla legge? Brutta bestia la modernità liquida che sfalda i legami. Anche dove resiste, con orientalissima tenacia, forse l’ultimo «partito solido» – padre, spesso padrone e fratello, spesso manesco, al tempo stesso – del globo.
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