sabato 22 settembre 2018
Il Teatro: abbiamo salvaguardato il pubblico degli appassionati. Rimane però il rischio che i bagarini stiano ora davanti al computer operando online...
La Scala di Milano

La Scala di Milano

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Caro direttore,

le scriviamo in merito all’articolo di Giacomo Gambassi «Loggionisti in rivolta». L’ipotesi, avanzata anche nel titolo, che le modifiche negli orari di vendita possano incidere sulla possibilità dei loggionisti di esprimere il loro eventuale dissenso sugli spettacoli è destituita di fondamento perché le modalità di vendita dei posti per la tradizionale coda del giorno stesso dei loggionisti sono invariate. Ci preme invece sottolineare come il Teatro abbia intrapreso un’azione senza precedenti di contrasto del bagarinaggio che ha incluso esposti alla magistratura, indagini internazionali, l’allontanamento di alcuni dipendenti collusi e anche lo spostamento fisico della biglietteria in largo Ghiringhelli, luogo più controllabile e vicino al Teatro.

La decisione di collocare a orari diversi l’apertura delle vendite presso la biglietteria e online aveva indotto le centrali del bagarinaggio a inviare all’apertura della biglietteria gruppi di senzatetto che avevano creato una costante situazione di disagio quando non problemi di ordine pubblico. A costoro per di più non era possibile rifiutare l’acquisto, mentre nello stesso tempo è cresciuto il livello di controllo e tracciabilità sulle vendite online grazie ai controlli incrociati tra anagrafiche e biglietti acquistati. Abbiamo pertanto ritenuto di salvaguardare il pubblico degli appassionati allineando gli orari di vendita alle nove ma mantenendo per chi viene fisicamente in biglietteria un contingente di biglietti congruo e commisurato all’entità della coda. Questo è avvenuto anche nel caso della vendita della data di ScalAperta di Ernani e non è un caso che tutte le persone presenti in coda abbiano trovato un biglietto; d’altra parte biglietti di galleria sono stati disponibili fino al giorno seguente. La Scala resta aperta ai suggerimenti e impegnata nell’ascolto del suo pubblico e nella ricerca di soluzioni sempre più rispondenti alle sue esigenze.

Paolo Besana Capo ufficio stampa Teatro alla Scala

Ad “Avvenire”, gentile dottor Besana, abbiamo ben chiaro che il Teatro alla Scala di Milano, vanto per il Paese, è impegnato da tempo nella lotta al bagarinaggio, che purtroppo è e resta una piaga dei grandi teatri (ma non solo). Nel risponderle, su richiesta del direttore, mi sembra utile ricordare che nell’articolo abbiamo dato conto delle proteste dei loggionisti per le nuove modalità di vendita dei biglietti che – secondo quanto essi riferiscono – li penalizzerebbero. Queste modalità vengono lette come un possibile modo di “silenziarli”. La Scala, con questa lettera e per suo tramite, torna a smentire tutto ciò. Fa piacere registrarlo. È un bene per La Scala stessa che ha nei loggionisti una nobile tradizione e un pubblico oggi come ieri assai fedele, anche se talvolta molto critico (forse per il grande attaccamento al teatro?).

Resta il fatto che un’istituzione prestigiosa com’è il “Piermarini” non può consentire che una gran parte degli spettatori più affezionati resti senza biglietti a prezzi contenuti, quindi fuori del teatro per ragioni economiche, magari dopo un’intera notte trascorsa in coda (a prescindere dai tagliandi “in piedi” venduti lo stesso giorno dello spettacolo). Sarebbe una contraddizione anche rispetto all’interessante proposta di offrire posti a due euro per gli “under 25”. Ma una domanda resta come sospesa: se i bagarini non sono più in fila (come avviene), non avranno per caso traslocato davanti al computer – visto che adesso i tagliandi si vendono in contemporanea online – evitandosi anche la fatica di aspettare qualche ora davanti alla biglietteria? Alla Scala, dove il grande ascolto vale tanto quanto la grande messa in scena, non potrà mai valere la logica “occhio non vede, cuore non duole”.

Giacomo Gambassi

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