martedì 4 giugno 2019
Occorre spostare l’attenzione dal debito alla qualità della spesa e all'efficacia del sistema fiscale per dare massima priorità alla creazione di lavoro privato e sociale
La ricetta della MMT nella Ue per una sovranità condivisa
COMMENTA E CONDIVIDI

Da quando alcuni esponenti democratici al Congresso USA hanno incluso MMT tra le opzioni per un futuro programma di governo, sui media internazionali è esplosa la polemica su questa teoria, formatasi prevalentemente nell’Università di Missouri-Kansas City. La contesa è tra MMT e le regole di politica economica che hanno governato gli ultimi trent’anni, e che non sono riuscite a limitare i danni di una crisi gravissima che ha seminato veleni e rancori nelle nostre società. Proponendo di voltare decisamente pagina, MMT deve avere toccato un nervo scoperto se al Senato americano qualcuno si è preso la briga di presentare una risoluzione che intende condannare (per legge!) una teoria definita «insostenibile, irresponsabile, e pericolosa». Se non siamo al processo per eresia, poco ci manca. Ma come può una tesi economica sollevare tanto clamore?

E cos’è MMT? MMT è due cose: è una lente di osservazione dei processi di creazione e circolazione del denaro, ed è una ricetta per la piena occupazione e la stabilità dei prezzi. Quanto alla prima, i contributi migliori di MMT sono quelli che, sviscerando i nessi tecnici tra banca centrale, banche e Tesoro, dimostrano che il denaro a disposizione della spesa pubblica proviene sempre, inevitabilmente, dalla banca centrale, e che la differenza tra finanziamento sul mercato e monetizzazione del debito è una distinzione istituzionale e politica. La ricchezza finanziaria di famiglie e imprese, a sua volta, non può che essere alimentata dal credito bancario e dal disavanzo pubblico, ed entrambi sono strumenti che sostengono la crescita e, se sfrenati, causano crisi finanziarie o inflazione. Eppure, le regole di politica economica degli ultimi trent’anni hanno privilegiato unicamente il ruolo della banca centrale che manovrando il costo del denaro può solo incoraggiare o scoraggiare il debito privato.

Gli economisti MMT (e non) che usavano questo modo di vedere già prima della crisi hanno potuto decifrare meglio di altri i motivi per cui, contrariamente al senso comune, il pacchetto fiscale di Obama non avrebbe fatto salire i tassi, l’assenza di una politica fiscale comune europea avrebbe violentemente destabilizzato l’euro, e il Quantitative Easing non avrebbe prodotto inflazione. E ha potuto comprendere meglio di altri perché l’unica opzione sul tavolo per arrestare la frana dell’euro nel 2012 era che la BCE intervenisse ritagliandosi nuovi spazi d’azione che sembravano proibiti dalle regole della moneta unica. Una lente di lettura efficace, dunque: la stessa che il Levy Econo- mics Institute adoperò per criticare, controcorrente, la riduzione del debito pubblico durante l’amministrazione Clinton perché rischiava di diventare la premessa di un’impetuosa crescita del debito privato, come è puntualmente accaduto fino al collasso del 2008. Quanto alle ricette MMT, a qualcuno piace liquidarle un po’ troppo frettolosamente, riassumendole superficialmente nel principio del paese di Cuccagna in cui basta stampare denaro per diventare ricchi. Il punto è evidentemente un altro, ed è quello di spostare l’attenzione dalla dimensione del debito alla qualità della spesa e all’efficacia dell’imposizione fiscale, monitorandone con estrema attenzione le ricadute potenzialmente inflazionistiche. Il disegno è quello di dare massima priorità alla creazione di opportunità di lavoro, sia privato che di utilità sociale, adoperando la politica fiscale in maniera funzionale al raggiungimento del fine. Un disegno che potrebbe dare un utile contributo anche all’evento 'Economy of Francesco' in programma il prossimo anno ad Assisi.

MMT è anche un atto d’accusa contro le regole di bilancio europee, e alcuni suoi sostenitori auspicano un po’ troppo sbrigativamente che l’Italia riacquisti la sovranità monetaria perduta a Maastricht. Ma anche la politica fiscale senza regole può diventare un’arma di ricatto in mano ad un governo illiberale, e la soluzione politica alla critica dei vincoli sul debito pubblico passa attraverso la necessità di una nuova sovranità condivisa, come accade in tutte le unioni monetarie che non vogliono soccombere. Ed è a questo nodo politico che deve lavorare l’Europa.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI