domenica 14 dicembre 2008
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Caro Direttore,sono un’anziana signora che, dopo aver letto una sua lettera, ha deciso di rispondere: ho apprezzato molto l’espressione «frequentarsi tutti i giorni» e m’è parso di capire che la lettura del nostro quotidiano diventa un dialogo coi lettori, cosa molto importante in questi tempi. Sono un’assidua lettrice, mi piace poi discutere sugli articoli che ogni giorno appaiono sul giornale: ed è allora che nasce il desiderio di far partecipi anche altri del pensiero in esso contenuto. Vi chiedo però di insistere su un punto importante: che la democrazia nel nostro Paese non si affievolisca, perché la sua affermazione è costata molto a chi ci ha preceduto credendovi «fino in fondo». Questo «credere» ci impegna ad affrontare con serietà e serenità le problematiche odierne, pensando alle nuove povertà che sempre più avanzano e sulla cui realtà non si può restare indifferenti. Se «Avvenire» è - e davvero lo è - un quotidiano che aspira a diffondere la preziosità dei valori cristiani, non si può dimenticare che ci sono famiglie e fratelli che soffrono per mancanza di casa, di lavoro, di mezzi primari di sussistenza. Infine l’impegno al mantenimento della nostra libertà personale, così come di quella di coloro che vengono nel nostro Paese chiedendo accoglienza per un vivere più umano. La libertà è un bene inalienabile, su essa si costruiscono i valori contribuendo alla formazione di idee solide. Il volume «40 anni di Avvenire, una storia piena di futuro« è stato veramente un grande regalo: contribuisce a non far dimenticare un passato proiettato nel domani. Esprimo la mia gratitudine, e quella della mia famiglia, per un dono così bello com’è «Avvenire»..

Angela Redaelli, Vimercate (Mi)

I lettori attenti e inclusivi come lei, carissima signora Angela, sono un patrimonio di cui andiamo fieri. Si tratta di lettori numerosi, che si fanno sentire - e questa è un’altra peculiarità di «Avvenire» - spesso osando, come oggi fa lei, dettare un proprio «decalogo» di priorità giornalistiche, a conferma che la cultura germinata sui valori cristiani è alta, solida e solidale, etica, attenta al mondo. Una cultura che, prescindendo dal grado di istruzione, fa parte del corredo personale, del codice genetico di questi amici lettori, mettendoli in condizione di vagliare criticamente l’operato nostro e degli altri media. E sappiamo bene che noi di «Avvenire» dobbiamo mostrare una sensibilità in più. L’esistenza e la partecipazione di tante persone come lei sono la migliore garanzia contro il rischio, giustamente paventato, di un affievolirsi della democrazia e dei diritti nel nostro Paese, la cui complessa crisi richiede - da parte di ognuno - responsabilità e attenzione per il bene comune. Vogliamo un giornale sempre più aperto: aperto non solo alla realtà, ai fatti, sintonizzato sui segni di speranza che pur percorrono questo nostro tempo; ma aperto anche a chi ci legge, all’uditorio di riferimento, che ha a sua disposizione molti spazi «interattivi» di interlocuzione, dalle pagine delle lettere alla corrispondenza diretta al direttore, alla grande tribuna dell’edizione online, il cui recente «restyling» ha incontrato, fin da subito, un gradimento corale. Tutto ciò, ripeto, ci inorgoglisce ma soprattutto - come lei ben scrive - ci «impegna», sia sul fronte della qualità del prodotto, sia sul fronte della fedeltà a quel capitolato di valori forti condivisi. Ben vengano occhi e cuori attenti a ricordarci, ogni giorno, quest’impegno.
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